Bitcoin Detox 11 – Il riciclaggio di denaro è bello – Giacomo Zucco

Giacomo replicherà, questa volta in italiano, il pitch “Money Laundering is Beautiful” tenuto a Riga alla Baltic Honeybadger 2022

____

Mattia

Salve a tutti e Benvenuti in questa nuova puntata del Bitcoin Detox. Questa undicesima puntata con ospite Giacomo Zucco. Il Bitcoin Detox è un podcast che parla principalmente di Bitcoin, da come si potrà intuire dal titolo, il nostro obiettivo è quello di divulgare conoscenza in maniera gratuita ma soprattutto libera, usufruendo appunto dei social e come già anticipato prima, oggi l’ospite e Giacomo Zucco, Shitcoiner professionista, eccolo qui, scherzi a parte Zucco è uno dei più grandi massimalisti italiani di Bitcoin. Benvenuto.

 

Giacomo

Grazie, grazie, ciao a tutti, ben ritrovati.

 

Mattia

Oggi Giacomo ci rifarà uno dei suoi speech, che sono tra i più famosi però ovviamente non sarà in inglese, per noi ce lo ha tradotto in italiano. Quindi senza rubare altro tempo a te ti lascio la parola e mi raccomando, invito tutti ad entrare nel nostro gruppo Telegram, che potete trovare il link qui in sovraimpressione per qualsiasi domanda avremo un piccolo spazio alla fine della Live in cui Giacomo si è offerto gentilmente di rispondere. 

 

Giacomo

Perfetto, dunque, chiaramente un po’ di contesto prima di cominciare. Il contesto principale che dovete immaginare per chi di voi non abbia visto la Live precedentemente, ora magari Mattia vi manderà in chat il link alla live di Riga, così chi di voi sa anche un po’ di inglese, si guarda allo speech originale e chi di voi non mastica troppo l’inglese, invece ascolta i contenuti qui. Mi è stato chiesto di riproporre quello speech in italiano, perché alcuni dei contenuti sono ritenuti interessanti.

 

Chiaramente è impossibile riprodurre una Live solitaria ed e’ anche difficile farle in italiano, lo stesso tipo di, di diciamo così, di mood e di contesto della conferenza di Riga. Dovete sapere che il mio ruolo come speaker nella Conferenza Baltic HoneyBadger di Riga è un po’ particolare, nel senso che io sono stato invitato alla prima Conferenza Baltic HoneyBadger in cui ho presentato uno speech dove difendevo gli scam blockchain senza Bitcoin ironicamente. Quindi ho fatto partire un titolo che era abbastanza ironico, trovate ancora il video, era penso il 2017, qualcosa del genere. Quindi è stato uno speech un po’ con il titolo ad effetto, che poi chiaramente ironicamente cercavo di giustificare. L’anno successivo sono arrivato con lo speech quando ancora il termine Bitcoin maximalist non era usato o addirittura riappropriato con orgoglio da parte di chi è Bitcoin Only o di chi è Anti-ShitCoin o comunque usato con una certa neutralità descrittiva. Ai tempi il termine era ancora considerato abbastanza come un insulto, era usato come insulto da parte degli Shitcoiner verso le persone Bitcoin Only, quindi il mio speech di difesa del massimalismo cattivo era ovviamente fatto un po’ per creare un po’ di animata discussione, per impressionare un po’. 

 

L’anno successivo ho fatto invece uno speech in difesa delle ShitCoin chiamato ShitCoin Apologism e quindi anche quest’anno ero costretto un pochettino ad animare la discussione, a sparigliare un po’ le carte. Ho lasciato il titolo in sospeso fino all’ultimo e quando poi ho presentato il titolo nel primo giorno della conferenza di Riga, il titolo era a sorpresa: “Buongiorno, il riciclaggio di denaro è una cosa bellissima.” Chiaramente è stato anche una provocazione amichevolmente ai danni dei miei amici organizzatori della conferenza. Pensate che la conferenza organizzata da Hodl Hodl che è un Exchange che vende Bitcoin ma senza costringervi a passare dalla trappola KYC, quindi, senza costringervi a mandare il vostro nome legale, indirizzo legale certificato, quantità di acquisto e indirizzo di prelievo a una terza parte, che poi la diffonde con altre decine di terze parti con rischi molto importanti di leak che possono portare anche ad attacchi che mettono a rischio la vostra incolumità fisica o quella dei vostri cari. Quindi il discorso KYC è un discorso in Bitcoin molto preoccupante, pericoloso, di cui parlare a lungo, Hold Hold è uno dei mezzi che potete usare per comprare Bitcoin senza KYC. Ovviamente questa cosa provoca una serie di problematiche legali e giuridiche e fiscali per gli organizzatori di questa Exchange, che quindi devono districarsi tra un sacco di problematiche col regolatore, quindi per rendergli il lavoro più facile, ho deciso di usare questo titolo. In italiano: “Il il riciclaggio di denaro è bellissimo.” Al netto del primo impatto del titolo, che era fatto ovviamente per scioccare un pochettino, vado a dettagliare il contenuto di questa presentazione, che invece parte con un titolo un po’ provocatorio, ma vuole essere abbastanza letterale in realtà e adesso vedremo un po’ in che senso. 

 

Cominciamo da una premessa che sembra non avere nulla a che fare con il termine riciclaggio di denaro. La parola, quindi il discorso, l’espressione deve essere libera, dobbiamo avere la libertà d’espressione. Questo sembra non avere nulla a che fare ma seguitemi per un po’ di tempo e poi cercheremo di entrare nel merito di cosa c’entra questo con un termine come “riciclaggio di denaro”. La prima cosa da discutere un attimino è: perché la parola deve essere libera? Perché deve esserci libertà d’espressione. Mi piacerebbe vivere in un contesto in cui questo primo punto, lo speech deve essere libero, la parola deve essere libera. E’ un punto su cui tutti concordiamo e non ci sono ambiguità di fondo, e una volta che concordiamo su questo la mia unica incombenza è quella di dimostrare che allora anche il pagamento deve essere libero e che cose come il money laundering non hanno nessun senso e nessun tipo di logica. Purtroppo siamo in un mondo in cui nemmeno questa premessa è più così tanto condivisa, come sarebbe stato solo magari una decina d’anni fa. Calcolate che siamo in un mondo in cui poco fa leggevo su Twitter di una donna arrestata nel Regno Unito perché ha scritto qualcosa di insultante sui social media, quindi sono arrivati a casa ad arrestarla davanti ai bambini. Abbiamo visto persone che protestavano contro i lock-down in Australia, arrestati nella loro casa, prelevati e portati in prigione per un post su Facebook, e questo solo per parlare del mondo cosiddetto occidentale. Abbiamo visto persone con cartelli bianchi senza scritto niente in Cremlino arrestati dalla polizia russa, in Canada un sacco di persone arrestate per avere avvicinato, aderito, portato acqua, portato comunque solidarietà a una manifestazione. Insomma, siamo in un contesto in cui anche le cosiddette democrazie occidentali ledono pesantemente il diritto di libertà d’espressione. Non consideriamo poi gli altri paesi, quindi la libertà di espressione che può esserci in Cina, Cuba, Yemen, Venezuela, Italia e in questi altri posti qui un po’ così, sicuramente una situazione ancora peggiore. 

 

Perché l’espressione deve essere libera? Ci sono due motivazioni principali. Una motivazione è quella a priori, cioè è un diritto fondamentale. E’ un diritto fondamentale perché l’espressione è la comunicazione, il poter parlare è il motivo stesso per cui esistono dei diritti. L’omino che vedete in questa figura, che vi invito ad approfondire si chiama Hans Hermann Hoppe, è un simpatico signore che non solo è a mio parere l’autore della più importante assiomatizzazione dell’etica libertaria, quindi dell’etica che sostanzialmente dice che le persone non dovrebbero andare a picchiare altre persone e rubargli le cose senza motivo. Lui ha messo giù questa cosa che in realtà è senso comune: non far del male agli altri e non rubare le cose degli altri. Questo senso comune lui l’ha messo giù in maniera molto strutturata. È uno di quelli che l’ha fatto in maniera più rigorosa da un punto di vista di deduzione logica e peraltro è anche un personaggio che c’entra col discorso del free speech, perché gli piace comunque essere anche lui un po’ provocatore in alcune cose, a volte gli piace farsi fraintendere in alcune conseguenze dei suoi ragionamenti logici e quindi gli piace comunque essere controverso e in quanto tale è stato molto spesso cacciato da conferenze, oscurato, tacciato di cose che in realtà, se leggete il merito dei suoi scritti, non hanno nulla a che fare con lui, ma è un personaggio controverso. Quindi ovviamente, essendo io un contrarian troll che ama la controversia mi piace. Lui dice sostanzialmente che, riprendendo la tradizione molto antica, che esiste un diritto naturale oggettivo all’espressione. Non un diritto che esiste perché è meglio per tutti, ma un diritto che esiste perché se usiamo la logica e la applichiamo alla possibilità di conversare, uno degli assiomi che stiamo usando nel dibattere sui diritti è che l’altro, la controparte, abbia il diritto di dibattere con noi sui diritti. Cioè una questione di contraddizione performativa, se noi, nel nostro dibattito sui diritti non assumiamo come base di tutto la possibilità della controparte per esprimersi, addirittura la possibilità di esprimersi è anche la base grazie a cui la controparte può acquisire tutti gli altri diritti secondo Hoppe. Cioè per esempio il diritto di proprietà sul proprio corpo discende dal diritto di espressione necessaria nell’argomentazione sui diritti, perché se non possiedo la mia bocca, il mio corpo, non posso parlare e da lì discende il mio diritto di proprietà su tutte le risorse scarse che ho appropriato o che ho acquisito tramite contratti. Quindi il discorso è interessante, vi invito ad approfondire. Non solo Hoppe – e io concordo con lui – e tanti altri filosofi che stanno nell’area del libertarismo deontologico si dice, concordano che esiste un diritto naturale fondamentale alla libertà d’espressione. Ma addirittura Hoppe ritiene che il diritto di espressione sia la base di qualunque altro diritto di proprietà e quindi di qualunque altro diritto sostanzialmente, decisamente interessante. 

 

C’è poi un aspetto totalmente utilitaristico, questo che vedete in foto è uno dei padri della filosofia utilitarista, Mill, e quello che lui dice sostanzialmente è che al di là di cos’è un diritto fondamentale, se esiste un’etica oggettiva, un diritto naturale, una società che lascia la libertà di espressione è una società qualitativamente migliore per tutti. Cioè il suo discorso non è “esiste un diritto fondamentale”, il suo discorso è “esistono dei vantaggi pratici, soggettivi per tutti, ma cumulabili, se la società è più libera, lascia l’individuo più libero di esprimersi.” ll concetto, vabbè, lo conoscete tutti, è un concetto sostanzialmente di permettere la diffusione della critica come contraltare alle affermazioni dei più potenti, dei più popolari, dei più affermati. Esiste una voce principale che dice delle cose, deve esistere un controcanto per poterne affermare delle altre, perché permette comunque di debuggare, diciamo così, la società, di sfidare il luogo comune che magari è sbagliato. Quasi sempre magari queste voci contrarie saranno spesso e volentieri delle voci che hanno torto, qualche volta avranno ragione. Questo sarà estremamente importante per migliorare la situazione. Le due motivazioni per rispettare il diritto di proprietà e il diritto di espressione non sono identiche. Quella deontologica, peraltro, è anche se vogliamo più debole, perché da una parte si parla di un diritto inalienabile, di un diritto intrinseco dell’essere umano che non può essere sottoposto a nessun criterio di utilità, ma d’altra parte il diritto fondamentale di espressione non è diritto a una piattaforma. Cioè il fatto che tu debba essere libero di esprimerti non vuol dire che io sia costretto se sono l’editore di un giornale a concederti la prima pagina per dire a tutti quello che vuoi dire tu. Sono io che ho messo tempo e fatica nella creazione e diffusione del mio giornale, sono io che decido la prima pagina, il non pubblicarti come e quando vuoi tu non è, non rientra tra le violazioni del tuo diritto d’espressione. Allo stesso modo, ascoltarti non è il mio dovere. Tu sei libero di esprimerti, sono libero di alzarmi e uscire dalla stanza per non sentirti e poi e così via e così via. Io non ho il dovere di utilizzare le mie risorse scarse per diffondere il tuo messaggio. Invece la seconda, quindi il diritto di espressione si limita al fatto che io non devo aggredire qualcuno perchè si sta esprimendo e non devo sottrarre a qualcuno le proprietà che lui può usare, le sue legittime proprietà, che lui può usare per esprimersi. Quindi questo tipo di argomentazione condanna, come nel caso che facevo prima, il poliziotto che entra in casa donna australiana che protesta contro il lock-down per arrestarla. Questo è chiaramente un’intimidazione di tipo mafioso che è inaccettabile sotto il profilo etico e deontologico, ma addirittura esiste anche un motivo per cui, per esempio è meglio non eliminare totalmente, per esempio io sono un massimalista Bitcoin, questo vuol dire che nella chat Bitcoin Italia, per motivi di policy, impediamo che si cominci a parlare di ShitCoin, perché sappiamo che altrimenti arriva un treno continuo di quanto sale questo, quanto sale quello, ho comprato il mio token, ho lanciato nuova ICO, mio cugino ha fatto un nuovo NFT e questo fa calare il il segnale per tutti e fa aumentare il rumore. Questo però è il nostro diritto ovviamente farlo perché siamo noi che abbiamo creato la chat, l’abbiamo mantenuta, non è nostro dovere ospitare qualunque cosa. Abbiamo il diritto di curare editorialmente, diciamo così di moderare un forum o di curare una selezione di discussioni su una tipologia. 

 

Su Internet dagli anni 70, 80 in poi, quasi tutti i forum primitivi, anche i predecessori dei moderni forum Internet hanno sempre avuto regole di moderazione. Il tema utilitaristico però dice che anche se abbiamo il diritto di moderare come vogliamo i nostri forum, i nostri sub-reddit, le nostre chat, è comunque utile per la società che esista sempre un posto dove chi vuole può esprimere idee contrarie di tutti i tipi. E infatti su Telegram, se voi uscite dalla chat Bitcoin Ita ed entrate in qualsiasi altra chat, potete scrivere quello che volete o potete addirittura crearne una nuova e potete contattare tutti e spostarli tutti di là, ovviamente sta a voi a questo punto l’onere di doverla diffondere di doverla pubblicizzare. Il dibattito tra censura e moderazione in Bitcoin peraltro è un dibattito molto importante, che per chi di voi era già interessato a Bitcoin negli anni 2015, 2016, era specialmente caldo, perché c’erano le cosiddette Block Size Wars, in cui per esempio su Bitcoin Talk su Reddit c’erano la moderazione della discussione riguardante i Fork di Bitcoin, che ha creato un sacco di dibattito di che cosa sia censura e di che cosa sia moderazione. Il discorso è estremamente interessante da fare. L’approccio utilitaristico dice “al di là di chi ha diritto di moderare cosa, è bene che in una società ci sia comunque spazio da qualche parte, non per forza casa mia, ma da qualche parte che ci sia spazio sufficiente per discutere qualunque idea e qualunque tipo di pensiero, anche contrario a mainstream, anche contrario alle norme di buon costume, anche contrario alla sensibilità, ci sia uno spazio libero dalla censura”. 

 

Questa è la linea generale, e a maggior ragione, vi chiederete, cosa c’entra tutto questo con Bitcoin e cosa c’entra tutto questo con il riciclaggio di denaro? Ma ci arriviamo, datemi ancora qualche minuto di tempo. Eccezioni notevoli a questo mio discorso in difesa della libertà d’espressione: la prima è chiaramente quella di uno speech, quindi una un’affermazione, una discussione che abbia come effetto quello di creare un’aggressione fisica verso la proprietà di un’altro, questo non è più protetto dalla libertà di espressione. Supponiamo per esempio che io abbia una pistola a comando vocale, una pistola caricata con Siri, io ti punto la pistola e dico “Ehi Siri, spara!” è chiaro che sto esprimendo un concetto a voce, ma quello che sto facendo è dare inizio a una catena causale che porterà a un’aggressione fisica nei tuoi confronti. In particolare un proiettile che attraversa il tuo corpo che è tua proprietà privata. Quindi chiaramente viola i canoni del libertarismo. C’è una lunga discussione da fare anche qui ci sono mille discussioni interessanti da aprire, ma si potrebbe obiettare che il generale o il fuhrer che usa una macchina statale, una serie di uomini che si tengono con la pistola puntata a vicenda per dare un ordine che, se viene violato il quale, vieni giustiziato, quella persona che dà l’ordine va e massacra, è direttamente responsabile tramite il suo speech, tramite la sua espressione di avere aggredito. Quindi questo non è coperto dalla libertà d’espressione. L’altra parte che non è coperta dalla libertà d’espressione è quella in cui lo speech è una frode intenzionale. Cioè se io sostanzialmente ti dico, tu dammi questa cosa, io ti prometto che ti darò questo servizio lavorativo, io ti prometto che ti lascerò accesso a questo terreno, ti darò le chiavi di questo appartamento, ti fornirò fornitura per la tua azienda per tot anni. Io mi impegno in una relazione contrattuale. Quello che faccio è che sapendolo già prima, io ti rifilo una truffa, cioè non rispetto sostanzialmente le mie promesse contrattuali, lo so, lo faccio consapevolmente. Quando ti ho detto che avrei fatto una cosa sapendo che non l’avrei fatta, quindi la truffa vera e propria, questo è un furto implicito. Sostanzialmente ti sto derubando di qualche cosa che ti spetta e di conseguenza questo non è in genere considerato coperto dalla libertà d’espressione. La truffa diretta non è libertà d’espressione quando ovviamente c’è una vittima. Diciamo che di questo controesempio, si può tendere ad abusare, per esempio, qual’è il confine tra truffa e rapporto tra persone consenzienti? Io per esempio, potrei dire, seguendo la teoria economica austriaca più ferrea che i conti correnti a riserva frazionaria sono una truffa, come dice Rothbard o come dice De Soto, ma se son due persone che vogliono intrattenersi in un accordo di tipo credito a riserva frazionaria, io posso dire che è una truffa e di impedirglielo con la violenza, la mia tesi è assolutamente no. Quindi c’è sicuramente un’area grigia interessante. Io posso pensare che l’oroscopo o le piramidi, cristalli curativi degli sciamani siano delle truffe. Se qualcuno pensa diversamente da me ho il diritto di impedirgli di intraprendere una relazione commerciale con chi pensa che funzionino? La mia risposta sarebbe no, ma ragione per cui io ritengo che le ShitCoin, per esempio, siano quasi tutte completamente vendute con claim truffaldini, con con claim falsi, dimostrabilmente falsi, ma non vuol dire che userei la forza dello Stato per impedire alle persone di comprare o di vendere ShitCoin o addirittura di promuovere ShitCoin in maniera disonesta. 

 

Chiaramente però queste eccezioni non sono eccezioni di cui abusare, in particolare le cattive opinioni non sono aggressioni. Il fatto che io abbia un’opinione sbagliata, cattiva anche urticante, anche un’opinione particolarmente imbarazzante, particolarmente contraria al sentire comune, non è un’aggressione. Se la mia opinione non è un ordine preciso ad aggredire e non causa aggressione nella realtà, la mia opinione negativa, per quanto spregevole, non è aggressione. Dall’altra parte le bugie in generale, non sono truffe commerciali, ci sono dei casi, delle necessità specifiche, per cui una bugia, un’affermazione non rispondente al vero possa essere considerato un furto implicito. E questo per gestire un po’ le eccezioni. Punto tre. Il problema che avviene: perché non possiamo avere un mondo in cui questa libertà d’espressione è rispettata? e tipicamente perché le persone al potere, le persone che hanno molto potere, non amano opinioni che vadano a mettere in discussione il loro potere e in quanto tale cercano sempre di controllare dapprima le opinioni contrarie al loro potere singolo e in secondo luogo, anche tutte le opinioni che non sono esplicitamente autorizzate da loro per avere un controllo massimo. Qui c’è una slide che è stata molto ripresa su Twitter, qualcuno di voi potrebbe averla già sbirciata per la parte un po’ volutamente trollosa, faccio una serie di esempi storici. Due esempi molto antichi, Filippo, il bello di Francia, uno dei primi fautori della centralizzazione economico-monetaria che distrugge le fiere di campagna e resti, cavalieri templari e diciamo così, dispone di una serie di leggi contro la lesa maestà del sovrano nella stampa e nella pubblicazione. Napoleone Bonaparte, altro mitomane che non amava le critiche. Poi ho inserito i due elementi tipici, diciamo che si inseriscono in ogni slide sulla libertà in generale, a maggior ragione qua di espressione. Il Cancelliere tedesco Fuhrer della Germania Adolf Hitler e il suo amico Joseph Stalin, capo del partito comunista sovietico. Sono due, diciamo slide che non puoi non avere quando parli di tiranni. Poi sono andato un po’ più recente, ho inserito il Chairman Mao Tsedong e il suo amico Fidel, entrambi noti per avere ucciso quasi tutte le persone che osassero dire qualcosa di diverso da quello che loro intendevano come legittimo. E poi ho detto, però questa cosa non è solo nel passato, figure storiche, ci sono anche esempi moderni, ci sono esempi tutt’oggi di violazione chiara della libertà di espressione da parte di sovrani malefici. E qui ho fatto la slide ovviamente un po ammiccante, anche una storia precisa che riguarda Bitcoin, perché metto il paffutello Kim Jong-Un insieme al presidente canadese Justin Castro Trudeau. Qui ho fatto la battuta peraltro, scusate, è stato eccessivo mettere Justin in questa slide, visto che c’era già un’esponente della famiglia Castro, questo  si rifà a una famosa teoria del complotto che peraltro fa ridere perché fa ridere, ma è anche una cosa interessante sul tema del discorso, perché ci sono episodi, molto pochi devo dire, rispetto al discorso COVID-19 rispetto al discorso elezioni americane, ci sono un sacco di temi geopolitici scottanti su cui Twitter ha censurato pesantemente, ma ci sono dei casi in Canada di censura da parte di Twitter, di post che mettevano in discussione una possibile parentela tra Justin Trudeau e Fidel Castro. Poi potete cercarvi la teoria del complotto indipendentemente, ma è interessante perché anche questo è un tipo di speech che è stato diverse volte censurato da una piattaforma. La cosa interessante è che, dico censurato da una piattaforma vuol dire che rispetto all’epoca di diciamo così Joseph Stalin o di Adolf Hitler o di Filippo il bello di Francia, abbiamo una situazione un po’ più intricata. 

 

Non abbiamo soltanto il potere politico che viene da noi e ci dice, hai detto qualcosa di sbagliato, adesso ti ammazzo o ti arresto, oppure ti torturo finché non dici il contrario. Questo è una censura spregevole, violenta ma semplice da capire. Abbiamo il potente che viene lì e viola i tuoi diritti finché non dici quello che vuole lui. Invece abbiamo una situazione un po’ più sfumata, in cui, vi ricordate quello che ho detto all’inizio sulla proprietà privata, sulla moderazione dei canali Telegram? Moderazione dei sub-reddit abbiamo la situazione in cui delle piattaforme apparentemente private dicono, io non ho il dovere di portare avanti il tuo pensiero. Il tuo pensiero non mi piace e quindi non è che ti sto censurando, non lo voglio ospitare più. E questa è una cosa per noi libertari per esempio più difficile da affrontare perché l’obiezione molto spesso è “Si, Facebook mi sta censurando” Eh, però allora costruisci il tuo Facebook, perché nel senso, è la loro piattaforma è la loro proprietà privata. Qui ci sono diverse logiche, non entro troppo nel merito, perché poi devo arrivare finalmente al riciclaggio di denaro. Ma ci sono diverse discussioni interessanti da fare. La prima delle quali è: è veramente una piattaforma privata che ti censura per iniziativa privata o per esempio, come ammesso Zuckerberg, alcune censure di Facebook sono state direttamente richieste dal FBI presso gli uffici di Facebook? Quindi esiste lo zampino governativo? Nel caso è più difficile affermare che sia una censura totalmente privata. Due, c’è il tema che queste piattaforme sono private è in concorrenza aperta? Quindi se io non concordo coi loro policy, posso crearne un’altra? O ci sono delle leggi statali che mi impediscono di fare concorrenza a queste piattaforme? Per esempio, se io creo il mio sito e ci metto certe cose, in America come anche in Svizzera, anche in Italia ricado sotto per esempio alcune leggi contro la libertà di espressione che mi richiederebbero di avere un qualche tipo di direttore editoriale. Per esempio i blog in Italia possono dover essere registrati come testate giornalistiche. Cosa che per esempio Facebook non deve fare, quindi può operare come un editore, scegliendo cosa passa e cosa no, ma non deve sottostare alla restrizione arbitraria politica degli editori, per esempio il tenutario di un blog. Quindi esiste, oppure anche soltanto il tema dei brevetti che impediscono una concorrenza libera, attori come Facebook, Google, Microsoft, c’è un sacco di discussioni da fare a riguardo. C’è anche la discussione per cui se da un punto di vista deontologico, come dicevamo, è vero che il proprietario può moderare la propria piattaforma anche se non può mandare uomini armati a far del male a chi parla, d’altra parte c’è un motivo consequenzialista per metterci tutti d’accordo che se anche è bene che ci siano delle zone curate, dove io posso leggere solo un tema senza rumore, senza fastidio, è bene che ci sia sempre un posto dove chi la pensa diversamente si può esprimere senza dover essere esiliato ai confini della società. Perchè anche le idee peggiori è meglio analizzarle alla luce del sole e affrontare la luce del sole. Quindi questo è un tema un po’ nuovo. 

 

Ma c’è un tema ancora più importante, è quello che lo sentite nominare molto frequentemente, qualche politico italiano che, ad esempio su Twitter dice una cavolata, viene massacrato con ironia da centinaia di account molto più arguti e quindi si arrabbia perché questi account, lui vorrebbe leggere il nome e usare il nome per chiamare il datore di lavoro per queste persone e farle licenziare con la sua autorità politica, ma non può. Perché invece di un nome c’è la faccia di una scimmia e il nome TrolloLol86. Di conseguenza c’è molta tendenza, non solo a dire alcuni tipi di espressione vanno censurati, ma addirittura a dire, qualunque espressione che non venga da parti pre autorizzate, quindi qualunque espressione che non sia associata a una persona che possiamo punire, che possiamo andare a raggiungere e possiamo andare a bastonare, non può essere permessa. Notare la differenza: il livello uno è: questo speech non è permesso, quindi se tu dici il re è brutto, tu devi finire nella torre di Londra. Questo è il primo livello, il secondo livello è: qualunque tipo di speech, se non c’è il tuo nome per venirti nel caso a prendere, mettere la torre di Londra non deve essere permesso. Questo è un passaggio qualitativo che sta avvenendo, in realtà in alcuni casi è già avvenuto e molto difficile mantenerlo animato. Per esempio le SIM, noi non possiamo, possiamo e lo facciamo, ma è molto complicato, c’è molta frizione nell’acquisire delle SIM anonime per conversare sulla rete 4G, 5G GSM per conversare sulla rete cellulare e quindi anche su internet tramite cellulare, noi spesso abbiamo bisogno di identità fisica. Questo vuol dire che quello che diciamo lì sopra può essere collegato alla nostra identità per punirci nel caso in cui diciamo qualcosa che non va bene. In Italia poi voi avete il famoso decreto Pisano che è una delle cose più assolutamente aberranti di tutta quella vasta storia di censura e sorveglianza che ha seguito l’11 settembre e il Patriot Act americano. In Italia si è riflettuta con una delle leggi più repressive in assoluto che è quella per cui non potete dare accesso wifi senza andare a chiedere il documento d’identità alla persona che accede al wifi. Quindi si passa da censurare lo speech a effettivamente censurare tutto ciò che viene da persone che non si qualificano prima come un’entità fisica punibile. 

 

Dal problema passiamo alla soluzione. Le soluzioni sono in genere di pochi tipi, o abbiamo più armi del censore, quindi riusciamo a batterlo. Qui vediamo i coloni americani che coi loro cannoni sparano agli inglesi finché non riescono a ottenere maggiori libertà. Oppure ci spostiamo in posti del mondo dove questo tipo di equilibrio è migliore, quindi possiamo ancora esprimerci. Per esempio in quasi tutte le classifiche si sa che gli Stati Uniti d’America sono un posto dove reati di opinione sono meno perseguiti che altrove, quindi se avete delle opinioni controcorrente, delle opinioni contrarie, in particolarmente pericolose tra virgolette, ovviamente le opinioni sono opinioni, se state negli Stati Uniti è molto più difficile che finiate perquisiti e arrestati, depauperati in galera per le vostre opinioni. Anche questo, però, attenzione, l’altra cosa che ha fatto un po’ ridere durante lo speech, ma fa ridere tristemente, è il fatto che abbiamo dei contro esempi di alcuni tipi di espressione che non si sposano bene con lo spostarsi negli Stati Uniti. Qui vediamo la foto del giornalista Julian Assange, che, siccome ha pubblicato facendo il giornalista, ecco, usando la sua libertà d’espressione, dei fatti veri, quindi le affermazioni vere sulla realtà, in particolare degli omicidi da parte dei soldati americani di civili, adesso sta in galera da molti anni. Sta sottoposto ad una vera e propria tortura con l’aspettativa di essere trasferito negli Stati Uniti, la patria della libertà di espressione, ed essere poi rinchiuso probabilmente per tutta la sua vita, per aver rivelato delle cose vere. Quindi attenzione, l’arbitraggio giurisdizionale funziona, ma non è più necessariamente cosi facile com’era un tempo. L’alternativa, invece, non è spostarsi in un luogo dove lo speech è più facile, ma l’alternativa è costruire tool, qui li chiamo costruire tool, costruire strumenti agoristi o agoristicamente. Che cos’è l’agorismo? L’agorismo è una variante del pensiero libertario che dice, non dobbiamo limitarci a spiegare che la libertà è cosa buona e giusta e a chiedere libertà. Non dobbiamo neanche limitarci a tirar fuori le armi e sparare a chi ci toglie la libertà, ma dobbiamo anche costruire degli strumenti interessanti per poter prenderci anche senza conflitto violento, la libertà che ci spetta. In particolare gli agoristi sono quelli che usano strumenti come Internet, la crittografia forte, qui facciamo vedere la Rete Tor, su cui chiunque può creare con abbastanza facilità un sito sostanzialmente incensurabile. Ovviamente con le conseguenze buone e cattive di un sito incensurabile. Perché quello che ci posso mettere qualunque cosa, incluse informazioni orribili che nessuno di noi vorrebbe mai apprendere.

 

Ci spostiamo da “la parola deve essere libera”, ci ho messo un po’ di più di quello che avevo anticipato a Mattia, ma dovremmo comunque starci con un po’ di domande finali. La parola deve essere libera, l’espressione deve essere libera, anche il denaro, il pagamento deve essere libero. In particolare i motivi sono sempre gli stessi. E’ un diritto fondamentale perché è un diritto fondamentale. Beh, lasciatemi arrivare a questo punto con un passaggio molto veloce. Il primo passaggio è che la proprietà, qualunque proprietà, è sostanzialmente conseguente a un diritto di espressione. Questo che vedete in figura è il signor John Locke, inglese, sostanzialmente diceva, “ci sono due modi di acquisire proprietà. Uno è il principio di homestead, quindi praticamente lavorare. Se lavorate sulla terra, quel frutto del vostro lavoro diventa vostro. E secondo è il contratto, quindi voi ricevete da qualcuno che ha lavorato la terra, qualcosa in cambio di qualcosa, oppure ricevete da qualcuno che l’ha ricevuto da qualcuno che ha ricevuto da qualcuno che l’ha creato col proprio lavoro”. Quindi due modi di ottenere la proprietà. Beh, in realtà tutti questi modi in realtà, per esempio, se voi lavorate la terra, spesso, se voi avete una mandria di mucche che avete allevato, spesso non serve solo avere il diritto, ma serve anche farlo riconoscere, farlo riconoscere implica comunicare con gli altri esseri umani, per esempio mettere dei timbrini all’orecchio del bovino piuttosto che dei cartelli “proprietà privata”, è difficile mantenere un diritto di homestading su una proprietà frutto del nostro lavoro, se non comunichiamo a chi passa che è effettivamente frutto del nostro lavoro. Dall’altra parte, e qui faccio un parallelo, ovviamente, quello che serve per fare un homestading è una prova di lavoro, una Proof of Work, un po’ come in Bitcoin. Questa è una forma di espressione. D’altra parte anche i contratti sono sostanzialmente delle promesse reciproche. Il contratto di fatto è pura informazione trasmessa tra un essere umano a un’altro. Non esiste in natura il contratto, esiste il lavoro in natura, esiste l’azione sulla realtà fisica, la cui prova costituisce il mio titolo di proprietà. E poi esiste un contratto che è pura comunicazione, è speech, diciamo, il contratto è un sottoinsieme della libertà di espressione. La libertà di contratto è una promessa che è anche quella speech. Qui faccio un parallelo tra la homestead, quindi la proprietà come frutto del lavoro che è simile alla Proof of Work di Bitcoin e la proprietà frutto di contratto che è simile alla transazione firmata in Bitcoin, che dimostra che una prova di lavoro precedente è stata trasmessa e ritrasmessa. C’è anche un’ulteriore cosa a cui accenno nella presentazione, ma che non spiego che esiste anche un terzo modo in cui John Locke e altri filosofi libertari proprietaristi assumono che tu possa acquisire legittimamente proprietà, punendo quello che aggredisce la tua libertà.  E anche questo ha a che fare con la libertà d’espressione, si chiama in inglese Stopper Principle, se io ti aggredisco la tua proprietà è come se sto implicitamente dichiarando che non riconosco i diritti di proprietà e quindi tu puoi riprendere la mia. Cosa che assomiglia, se vogliamo tracciare un parallelo anche qui, un po’ alla punizione nel Lighting Network. Quindi tutti i paralleli, teorie di libertà dei Bitcoin li ho fatti. 

 

Adesso andiamo avanti, quindi un diritto alla proprietà è parola e la mia tesi è che ovviamente il denaro sia una forma di proprietà, è semplicemente la proprietà più facilmente vendibile in un dato mercato. Ma dirò di più, il denaro è un tipo di proprietà che è più comunicativo, è più virtuale di tutti gli altri. E qui faccio il percorso che va dal commodity money, quindi partiamo da una pepita d’oro, io ti do una pepita d’oro e già questa è comunicazione, perché per trasferirti una pepita d’oro questa è una promessa che io ti lascerò controllare questa pepita d’oro senza riprenderne il controllo. Quindi la cessione della pepita d’oro è basata sulla comunicazione, sul free speech, sullo scambio di informazione tra esseri umani. D’altra parte, però, dalla pepita d’oro si passa alle monete coniate con sopra la faccia dell’imperatore o dell’orafo locale o del tempio di Giunone e con sopra il peso in oro. Questo è interessante perché la gente, specie sotto l’enforcement di legal tender, sotto il corso forzoso, la gente comincia a scambiare queste monete non più per il contenuto di oro che hanno, ma per il contenuto informativo virtuale che c’è lì sopra. Cioè io ti do questa cosa con scritto un grammo d’oro firmato col faccione del Cavaliere Teutonico locale e tu lo accetti, non tanto per quello che c’è dentro fisicamente, ma per quella promessa che c’è stampata sopra rispetto a quel tipo di garante che è una parte centrale che mette la firma. Quindi la moneta è molto più virtuale della pepita d’oro, la moneta d’oro. Dalla moneta d’oro si passa poi alla banconota dove io non porto neanche in giro l’oro, io non ti do una moneta d’oro coniata con sopra scritto un grammo, ma io ti do un pezzo di carta con scritto un grammo che è convertibile, diciamo così, puoi riscuotere se vai alla caserma dei templari, se vai alla banca inglese, se vai alla banca americana. E specialmente con la riserva frazionaria questo tipo di denaro è ancora più virtuale, praticamente solo informazione. Questo denaro non è più un oggetto fisico, non ti sto trasferendo proprietà, ti sto trasferendo un’informazione la quale ti dà titolo eventualmente a una proprietà. Vedete che è sempre più virtualizzato il denaro. 

 

Da qui si passa poi alla moneta Fiat, che è il massimo della virtualizzazione, nel senso che ora questa banconota dopo il 1971 non rappresenta neanche più un contenuto in monete d’oro, le quali rappresentano un contenuto in oro, rappresenta solo se stessa, non è più convertibile. Se io do 1$ alla FED ottengo in cambio un’altro dollaro, non mi danno più niente indietro. Quindi è solo informazione, è solo virtuale. Ancora di più, la moneta Fiat che c’era fino agli anni 80, 90 era moneta Fiat virtuale ma fisica, cioè io e te potevamo trasmetterla con un token fisico, una banconota di carta. Invece oggi il passaggio di proprietà avviene solo su un database informatico centralizzato, quindi non esiste neanche più il supporto fisico. Questo ha delle implicazioni molto importanti a livello per esempio di privacy e di censurabilità, eccetera eccetera. Quindi questo è il motivo per cui se la proprietà è parola e lo scambio di proprietà è un sottoinsieme del diritto di parola e il denaro è proprietà, ma è addirittura una forma ancora più virtuale di proprietà, il denaro deve essere scambiato liberamente. Eccezioni notevoli, non mi dilungo tanto: pagare per un’aggressione, esattamente come ordinare un’aggressione, non rientra nelle libertà di pagamento e frodare, per esempio, con un double spending, ti do dei soldi e poi li porto indietro, non rappresenta chiaramente libertà di pagamento, ma, così come le cattive opinioni non sono aggressione, i cattivi pagamenti di questi due tipi, non sono un’eccezione alla libertà d’espressione. Ovviamente abbiamo ancora problemi di censura, qui ripartiamo con la nostra slide, abbiamo le stesse problematiche incontrate con il free speech. In particolare abbiamo che ora non ci sono più soltanto Stati che impediscono i pagamenti, potere politico, il re, il predone del deserto, il mafioso locale. Abbiamo anche delle compagnie private, per esempio, quando Julian Assange, che citavamo prima rivela dei crimini di guerra, non è immediatamente il governo degli Stati Uniti che va ad arrestare Assange, poi succederà anche quello, ma quello che avviene prima, è che Visa e Mastercard e Paypal tagliano la possibilità di dare donazioni a Wikileaks. Questo è molto interessante, compagnie private che censurano i pagamenti in quanto sono pagamenti politicamente non più presentabili. Qui arriviamo dopo 41 minuti al titolo dello speech però è anche sostanzialmente quasi finito, anche se doveva esserci spazio per domande, ma mi sono un po’ dilungato, arriviamo al titolo di riciclaggio e denaro.

 

Che cos’è il reato di riciclaggio di denaro? Non più soltanto io, potere politico, ti impedisco di fare un certo pagamento che non mi piace, ma addirittura io dico che tutti i pagamenti che sono fatti da chiunque, a meno che non sia pre certificato chi è stato a farlo e per cosa, sono intrinsecamente illegali. Il concetto di money laundry, il concetto anche di KYC è un concetto che ribalta totalmente la presunzione di innocenza, tutto ciò che viene trasmesso, la proprietà che viene trasmessa senza che io sappia, da chi, verso chi e perché è essa stessa un crimine e il trasferimento stesso è un crimine, se io non so prima chi e perché, dove posso andarlo a prenderlo e come posso punirlo. Quindi lo stesso ribaltamento che abbiamo nella libertà di espressione e nel divieto di anonimato, anonimato che politicamente è sempre stato importantissimo. Per esempio, pensate ai federalist papers americani, l’intera costituzione americana e la dichiarazione di indipendenza provengono da discussioni che sono state fatte da anonimi o da pseudonimi, che quindi è una cosa che è sempre stata importantissima. D’altra parte, anche nei pagamenti si cerca di impedire che chiunque paghi chiunque, se non è facile andarlo a prendere e a punire per il proprio pagamento sbagliato, secondo qualche mentalità dominante, secondo qualche opinione del potente di turno. Ovviamente questo è il problema, quali sono le soluzioni? Similmente a quanto abbiamo detto con la libertà di espressione c’è il tema di usare la forza per ribellarsi al censore, che però è sempre più difficile. Qui nell’esempio ho fatto la battuta sul fatto che il prossimo speech di Riga riguarda il fatto che la stampa 3D di armi fa parte della libertà d’espressione, così farò un’altro speech poco controverso. C’è poi la possibilità di fare arbitraggio giurisdizionale, come quella libertà d’espressione, andare in posti tipo Dubai dove io posso portare dei contanti, comprare una casa e nessuno mi viene arrestare per questo. A differenza che in Svizzera, quindi Dubai in questo senso è meglio, ma sta diventando tutto molto più difficile dal punto di vista dell’arbitraggio, ma soprattutto quello su cui vorrei concentrarmi è la costruzione di tool di tipo agoristico, agorista, quindi costruzione di tool che bypassano la proibizione permettendoci di usare la tecnologia e non necessariamente la forza o non solo la forza per ritagliarci degli spazi di libertà. Ovviamente se prima mettevo Internet e Tor qui finalmente posso inserire il topic nascosto di questa presentazione che non ho quasi mai nominato ma che ovviamente è per esempio la soluzione a Wikileaks. Wikileaks viene bloccato da Paypal, Visa e Mastercard, Wikileaks ovviamente adotta Bitcoin e riesce ad andare avanti nella sua battaglia di diffusione di fatti giornalistici. Finisco veramente con questa immagine con cui ho concluso la presentazione. Questa è una frase attribuita a Voltaire: “io disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo” e, innanzitutto vabbè, non è esattamente di Voltaire, è una frase attribuita erroneamente, ma il cambiamento più importante che ho fatto è cambiare soltanto una lettera, la S in P, trasformando questo meme in “disapprovo quello che tu paghi, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di pagarlo”. E qui dovrei passare ai 20 minuti di domande che ho cannibalizzato con la mia presentazione, è andata troppo lunga, vediamo se volete comunque farne una o se siete, con la regia che vi taglia.

 

Mattia

Grazie mille dello speech Giacomo è stato super interessante anche nella chat Telegram abbiamo avuto una domanda leggermente off topic, invece nella chat di Youtube abbiamo avuto una domanda più riguardante lo speech, quindi inizierei con questa. La domanda è di Piero Galante e ci chiede “Ciao Giacomo, non credi che una regolamentazione da parte dello Stato farebbe aumentare esponenzialmente il prezzo di BTC?

 

Giacomo

Dipende dal tipo di regolamentazione e dal time frame a cui ti riferisci. Per esempio Bitcoin è stato regolamentato in varie fasi, in vari modi, in varie parti, ovviamente la regolamentazione può essere positiva o negativa. Prendiamo l’esempio più negativo: la Cina, che vieta Bitcoin a più riprese, prima vieta soltanto agli organismi di Stato tipo Baidu di usarlo, poi vieta gli exchange, che quindi devono chiudere, poi vieta i miner, che quindi devono sbaraccare o entrare in clandestinità. Ricordiamo che il 30% del hashing Power mondiale è ancora in Cina, anche se è completamente illegale, ma se ne frega perché Bitcoin è fatto apposta. Quindi se c’è quel tipo di legge si immagina che all’inizio questo in realtà deprima la domanda quindi, a parità di offerta, la gente è più preoccupata di dover comprare o vendere un bene che è legale, quindi deprime la domanda e quindi fa calare il prezzo. In realtà sul lungo termine sappiamo che la proibizione politica di un bene non ne diminuisce il prezzo a lungo termine. Pensate all’alcol, al liquore durante il proibizionismo americano. Due anni dopo l’inizio del proibizionismo, il liquore valeva 10 volte quello che valeva prima del proibizionismo. Quindi in questo senso un Bitcoin vietato varrebbe 10 volte tanto. Questo non vuol dire però che diventano 10 volte più ricchi, perché chiaramente si introducono dei costi molto maggiori, lo spread tra domanda e offerta aumenta moltissimo, diventa più complicato comprare, complicato vendere, bisogna includere questi costi, però diciamo in genere la proibizione non deprime il prezzo di un bene, anzi, un’eroina legale sarebbe meno costosa di un’eroina illegale, quindi il prezzo di Bitcoin sotto un divieto aumenterebbe. Dall’altra parte ci sono cose come l’esempio opposto, il Salvador, dove addirittura non solo viene non vietato, legalizzato, ma viene messo come corso forzoso. Questa cosa nel breve si pensa che possa accelerare la domanda, nel senso che ci potrebbe essere una domanda istituzionale che prima non poteva esserci, toglie delle frizioni sostanzialmente, ma toglie anche il premio del mercato nero. Quindi, a lungo termine dovrebbe essere più neutrale, ma a breve termine dovrebbe essere più invitante come azione. Però, per esempio, sappiamo che il Salvador non ha assolutamente influito, anche perché è un’economia minuscola. Quindi dipende molto da qual è la portata degli attori che vengono impattati da questa regolamentazione, da quanto sono grossi, da quanti soldi muovono e in generale i divieti non riducono il prezzo, ma possono aumentare le frizioni nello scambio.

 

Mattia

Ok grazie mille per la risposta, ci è appena arrivata una nuova domanda che mostrerò qui da Luca, in cui ci chiede: “Ciao Giacomo, in che senso sarà sempre più difficile in termini di diritti all’arbitraggio?”

 

Giacomo

Beh, negli anni 90 se tu volevi pagare qualcosa che non potevi pagare in Italia camminavi oltre confine, lo pagavi in Svizzera. Adesso non è assolutamente più così. Dai primi del 2000, dopo l’11 settembre, c’è stato il Patriot Act in America che prima ha diminuito le possibilità di scambio di denaro in America perché altrimenti finanzia il terrorismo, ma poi si è espanso oltre l’America per andare a colpire tutti i paesi del mondo, inclusa la Svizzera che ha dovuto piegarsi alla task force americana, abolendo per esempio il segreto bancario per i non cittadini, per i non residenti e, di conseguenza aprendo la privacy finanziaria, distruggendo la famosa privacy finanziaria Svizzera, ma anche posti come Dubai, Bahamas, pian piano ogni anno sono sempre meno black listed e sono sempre più integrati perché c’è un tema di ricatto fondamentale. Se tu permetti ai tuoi cittadini o ai tuoi turisti di transare liberamente, io, stato, che non permetto ai miei cittadini di transare liberamente, ti faccio un embargo finanziario sostanzialmente. Ti impedisco di passare dalle reti bancarie. Ovviamente Bitcoin cambia questo equilibri, nel senso che se Dubai viene tagliato fuori dal circuito Swift è un problema grosso per Dubai, ma se il Salvador viene tagliato fuori da Swift non gli frega niente, se quasi tutta la finanza si sposta su Bitcoin, da cui non possono essere tagliati fuori. Quindi Bitcoin può cambiare questa equazione. Ma per ora l’arbitraggio normativo per la libertà d’espressione e per la libertà di pagamento, che è un sottoinsieme della libertà d’espressione, in realtà è abbastanza in affanno. Non è più quella che era 10 anni fa come possibilità.

 

Mattia

Ottimo, ti faccio l’ultima domanda che viene dalla chat Telegram che metto qui il link in sovraimpressione per chi volesse continuare a seguirci anche su Telegram e la domanda inizia con un’affermazione del nostro caro vecchio Satoshi, e satoshi dice che “I Bitcoin sono 21 milioni, sulla terra siamo circa 7 miliardi, quindi mi sembra ovvio che non ci sia un Bitcoin per singola persona, però Bitcoin ha 8 cifre decimali a differenza delle monete Fiat che ne hanno due, quindi se anche il prezzo di Bitcoin dovesse salire esponenzialmente, comunque le persone potrebbero comprare invece che un Bitcoin intero o più di un Bitcoin potrebbero comprare semplicemente dei Satoshi, quindi le unità minime di Bitcoin”. A questo punto Inizia la domanda di double zero. “Più decimali significa che nel codice è prevista la possibilità di utilizzare Milly satoshi? Ricordo che una delle critiche al codice da parte di Giacomo è proprio l’impossibilità di suddividere il singolo satoshi nel momento che potrà superare cifre importanti.”

 

Giacomo

Si, nel codice di Bitcoin per come Satoshi l’ha creato esistono delle unità fondamentali e lui non li chiamava i Satoshi ma noi in onore suo li chiamiamo i Satoshi. Poi quando si è accorto che anche soltanto il valore di un singolo Satoshi di unità fondamentale sarebbe stato impercettibile, ha provato a creare una un’aggregazione di queste unità fondamentali, a livello di consenso esistono solo i Satoshi come numeri naturali, a livello di interfaccia, quando tu mandi soldi sul Wallet e anche di come scritta la UTXO la mount dentro l’output della transazione si considera il Coin. Che cos’è il Coin? È un’unità di 100 milioni di satoshi, quindi 100 milioni di unità fondamentali fanno un Bitcoin che è Satoshi chiamava il Coin. Domanda, possiamo scendere fino a Satoshi? Sì, senza problemi. Seconda domanda, possiamo scendere sotto, “sub satoshi”? La risposta è no, nel senso che si e no. Se io adesso apro un canale Lightning con Mattia gli posso dare 0.1 satoshi senza problemi. Il problema è che quando chiudiamo questo canale andiamo on chain, non esiste il concetto di 0.1 Satoshi onchain,  esiste offchain, ma non esiste onchain quindi, o Mattia riesce a farsi pagare 10 volte da me questo 0.1, oppure quando si va onchain esiste solo un Satoshi o ce l’ha lui o ce l’ho io e non c’è un’alternativa. Quindi effettivamente questo limite alla divisibilità ora è un problema interessante da avere perché se il problema è che un Satoshi vale troppo, quindi facciamo che un satoshi vale 10$ da poter d’acquisto di oggi e qui non possiamo più suddividerlo e quindi abbiamo un problema di visibilità questo vuol dire che un Bitcoin vale un miliardo di dollari a potere acquisto attuale. 

 

E’ un simpatico problema da avere diciamo, però comunque è un problema. E’ possibile cambiare il codice di Bitcoin per frazionare ulteriormente i Satoshi? Sì, ma è difficile per due motivi, il primo è che comunque la nuova precisione sarebbe comunque arbitraria, quindi la domanda è, quanti zeri aggiungiamo? Una delle idee di Luke Dashir per esempio è trasformare gli interi in frazioni, così puoi andare a una precisione infinita, puoi andare avanti sostanzialmente per sempre a dividere, o sempre per tutta la storia che è ragionevole coprire. Questa è un’ipotesi interessante, ma prima di tutto è un Hard Fork, quindi sarebbe non retrocompatibile. I vecchi Client Bitcoin non potrebbero più accettare le nuove transazioni che violerebbero il consenso e in secondo luogo avrebbe un impatto sulla inflazione di Bitcoin, che ad oggi viene dimezzata ogni quattro anni, fino a che arrivi un punto in cui l’ultimo sussidio inflattivo è un Satoshi, mezzo satoshi non esiste, quindi va a zero nel 2140. Se ci fosse divisibilità infinita andrebbe non a zero, ma andrebbe a mezzo satoshi, poi un quarto di satoshi e l’inflazione, anche se sempre meno, manterrebbe il limite dei 21 milioni, non supererebbe il limite, lo approssimerà asintoticamente non lo toccherebbe mai, ma non smetterebbe mai l’inflazione, non ci sarebbe mai la fine dell’inflazione di Bitcoin, questo potrebbe essere considerato anche un vantaggio, per esempio per fee sniping per altri problemi di sicurezza ma è sicuramente un impatto cosi importante che sarà difficile modificare il codice in questo senso. Un’ipotesi alternativa che è stata studiata per Lightning è quella del settlement probabilistico, cioè di fare in modo che, se abbiamo un canale io e Mattia e su questo canale io ho un Bitcoin punto uno e lui ha un Bitcoin, lui si prende Bitcoin, io mi prendo il mio Bitcoin e questo questo punto uno in realtà vuol dire che c’è un scusate, un Satoshi punto uno, vuol dire che c’è 1/10 di probabilità che un Satoshi in più andrà a me è 1/10 di probabilità che un Satoshi in più e 9/10 che andrà invece a lui. Quindi si può usare il sotto Satoshi come probabilità di darsi un Satoshi onchain. Questa roba si può fare in maniera trustless e potrebbe essere non una soluzione completa, problema di visibilità, ma una mitigazione, nel senso che noi potremmo stare su Lightning con con la divisibilità che vogliamo, con i Milli Satoshi i picco Satoshi e poi andare a un chain, solo coi Satoshi, ma in maniera probabilistica. Non è una soluzione, ma potrebbe essere una mitigazione.

 

Mattia

Perfetto, grazie mille di aver dato anche qualche risposta e noi ci siamo dilungati un filino, ma è sempre super piacevole insomma, chiacchierare con te. Io ti ringrazio veramente tanto per aver portato il tuo speech e invito a tutti nuovamente a seguirci e a cliccare sulla campanellina per rimanere sempre aggiornati sulle nuove live e sui nuovi video. Il Bitcoin Detox Podcast viene una volta alla settimana di martedì alle 18:00 noi ti ringraziamo ancora Giacomo, ti saluto e invito anche tutti gli ascoltatori ad entrare nel gruppo Telegram di Giacomo che è il Bitcoin Italia.

 

Giacomo

@bitcoinita su Telegram

 

Mattia

@bitcoinita. Detto ciò, noi ci aggiorniamo alla prossima Live. Ringrazio ancora Giacomo e buon proseguimento a tutti. 

 

Giacomo

Ciao a tutti, buona serata.