Bitcoin Detox 5: I problemi della proof of stake: Ethereum, Game Over?

Bitcoin Detox 5: I problemi della proof of stake: Ethereum, Game Over?

Speaker: Giulio Delta
Martedì 23 agosto 2022 ore 18:00

Analizziamo le criticità e i problemi della proof of stake. Ethereum, prenderà il volo nell’ iperspazio come in Guerre Stellari? Oppure entrerà lentamente dentro un buco nero?
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Bitcoin Detox 5 – I problemi della proof of stake_ Ethereum, Game over?
Giulio

Benvenuti a tutti al 5.º episodio di Bitcoin Detox. Innanzitutto presentiamo un po’ cos’è il Bitcoin Detox. E’ una serie di eventi live una volta a settimana, ogni martedì alle ore 18, che parlano di Bitcoin, criptovalute e tecnologie per la libertà dell’individuo. Chi siamo noi? Siamo cyberpunk, Bitcoiner con un senso critico, ma con la volontà di rimanere una mente aperta a nuove tecnologie. Quindi, oltre a Bitcoin, parleremo di altri aspetti di questo mondo. Prima di iniziare, prima di entrare dal vivo volevo condividere la nostra chat di Telegram, eccola qui (https://t.me/bitcoindetox). Quindi se volete entrare e proporre argomenti, fare delle domande, parlare con gli speaker e gli ospiti siete i benvenuti. Troverete una community che parla di Bitcoin e di libertà di privacy. Inoltre Bitcoin Detox è offerto e sponsorizzato da Gambaru Tech. Siamo una società, una software house di sviluppo e sul nostro sito potete anche trovare una pagina dedicata a Bitcoin Detox, dove troverete anche tutti i link ai vari social. Attualmente siamo live su YouTube, Twitch, Twitter, Facebook, Telegram e LinkedIn, quindi potete seguirci su tutti i vari social per rimanere sempre aggiornati su tutte le successive puntate e gli argomenti dei vari ospiti che avremo durante le live. Allora, fatto i convenevoli, possiamo dire direttamente cosa andremo a parlare oggi. L’argomento del giorno è “I problemi della Proof of Stake, Ethereum, Game over?”. Oggi vogliamo un attimo affrontare il tema del merge di Ethereum che è stato stimato per settembre, verso la metà di settembre. Andando prima un attimo a vedere i concetti base della Proof of Work, quindi che cos’è? Senza scendere troppo nel dettaglio, la Proof of Work, come è nata e che cos’è la Proof of Stake? Quali sono gli svantaggi e perché? Spesso c’è molta confusione, molta asimmetria informativa e molte persone fanno un po’ di confusione. Pensano che la Proof of Stake aumenti la scalabilità, pensano che sia migliore della Proof of Work, che non abbia nessun effetto collaterale. Quindi entriamo subito nel vivo e andiamo alla successiva slide. Allora che cos’è la Proof of Work? Anzitutto qui nella foto vediamo una centrale idroelettrica in Trentino, convertita in mining farm da Blockchain Alps. Quindi poi magari chissà se li avremo come ospiti, ci fa piacere.

Iniziamo, la Proof of Work è un sistema dove i computer competono in una gara contro il tempo l’uno contro l’altro, per essere i primi a trovare una soluzione a un problema matematico. Quindi ogni nodo miner è un competitor verso l’altro, quindi stiamo in un network non cooperativo ma ostile, dove nessuno si fida dell’altro e dove ognuno svolge un lavoro per cercare di arrivare prima a una soluzione matematica. Qual è questa soluzione matematica? Il problema matematico è il seguente. Devono trovare un numero chiamato Nonce che, inserito all’interno del blocco stesso, calcolato quindi di nuovo l’Hash del blocco, deve restituire un numero minore di un numero target, un numero obiettivo. Quindi, facendo un po’ una metafora, immaginiamo di essere dei tiratori con l’arco bendati che dobbiamo fare centro del nostro obiettivo. Non sappiamo dove è il nostro obiettivo, quindi siamo dei campioni di velocità. Facciamo tanti, tanti scoppi di frecce al secondo. Per l’esattezza l’attuale network Bitcoin ha una potenza di calcolo di due per dieci alla 18, che quindi è un numero due seguito da 18 zeri in un secondo, quindi è un numero di tentativi enorme. Una sola Asics fa considerevoli numeri di tentativi, quindi fa dieci tera di tentativi all’incirca. Quindi stiamo parlando di numeri mostruosi, quindi in realtà non è un numero difficile, cioè non è un calcolo difficile il singolo calcolo di per sè, è la quantità di calcoli che devono essere fatti per trovare una soluzione vincente per chiudere il blocco. Questo numero obiettivo – quindi noi dobbiamo tirare fuori un numero minore di questo numero obiettivo – è derivato da tutti i nodi in base agli ultimi 2016 blocchi precedenti. Questo qui per far sì che la frequenza di emissione sia inferiore ai 10 minuti, cioè uguale a 10 minuti, ne inferiore e ne maggiore, quindi è di comune accordo ed è determinato individualmente da ogni nodo. Cioè non c’è bisogno che un nodo si metta d’accordo con altri nodi per capire qual’è questo numero che deve farsi decretare più o meno la vincita della chiusura del blocco. Ogni nodo, ogni individuo del network può auto determinarlo vedendo la storia dei blocchi passati, è scritto dal protocollo. Quindi l’obiettivo di questa emissione non è entrare nel concetto e spiegare perfettamente la Proof of Work, però quello che abbiamo capito è che è un processo a forza bruta (brute force) di calcolo computazionale, quindi di tantissimi tentativi al secondo per trovare un numeretto che mi soddisfi. Questo è il concetto base. Perché lo fanno i miners? Principalmente per soldi. Perché estraggono nuovo Bitcoin e così vengono creati Bitcoin da zero, fin dal blocco genesi fino al 2140, quando verrà estratto l’ultimo Satoshi, e perché raccolgono le commissioni della transazione, che hanno incluso nel blocco da loro minato. Quindi diciamo lo fanno perché hanno un incentivo economico. Questo incentivo economico è importante perché serve tanta elettricità, hanno molti costi. Quindi cosa serve per fare mining? Serve dell’hardware specifico che viene chiamato Asics. Un Asics, qui per dire abbiamo un MINERS 19 PRO costa circa 10.000€. Produce 110 Tera Hash al secondo, quindi un tera sono dieci alla 12, se non sbaglio. Quindi un numero seguito da 12 zeri, quindi tantissimi tentativi al secondo con una sola macchina. E una macchina del genere consuma tre Kw di energia, perché comunque ha tutti i circuiti elettronici che lavorano al massimo e producono tanto calore, come rifiuto. Quindi una macchina costa 10.000€, le mining farm ne hanno 100, 200 se non di più di Asics, ogni macchina consuma tre Kw e per una mining farm servono megawattora di potenza di elettricità. Quindi di fatto il mining ad oggi è una vera e propria industria a sé stante. A che serve tutto questo grande meccanismo, questo grande investimento in hardware e questo grande investimento in energia elettrica? Abbiamo un vantaggio perchè guadagniamo Bitcoin quindi possiamo rivenderli per pagare le spese operative e la differenza possiamo incassarla come guadagno. Però a che cosa serve tutto questo? Tutto questo rende possibile Bitcoin stesso, cioè serve a mettere in sicurezza il protocollo Bitcoin. Perché? Perché una delle regole del protocollo Bitcoin è che la catena più lunga – in realtà è la catena con più potenza computazionale accumulata- però approssimiamolo con la catena più lunga, che ha più blocchi – facciamo questa approssimazione per rendere le cose più facili da capire – è quella valida. Questo perché Satoshi Nakamoto stesso diceva un nuovo utente che si affaccia alla Blockchain di Bitcoin, come fa a determinare quale Blockchain è valida e quale no? Come può determinarlo senza fidarsi degli altri? Quindi facendo valere le proprietà censorship resistant, resistenza alla censura, trustless, che non mi devo fidare di terze parti, permissionless, che posso partecipare a questo gioco senza dover chiedere il permesso a qualcun altro. Quindi tutto tutto questo è possibile grazie alla Proof of Work, ed è possibile dal fatto che io posso connettermi al protocollo Bitcoin e posso scaricare le informazioni e posso convalidare se scarico due blockchain, due catene diverse, quale ha più blocchi, quale ha potenza di calcolo cumulata maggiore. Quindi posso determinare che quella è la catena valida, e l’altra la scarto. Perché un qualsiasi attore che già partecipa alla network non può dimostrarmi che quella storia lì esisteva prima, se non con questo meccanismo, questa competizione, questa gara che fa sì che tramite un discorso di incentivi economici, un discorso di teoria dei giochi, la catena più lunga è quella che esiste da più tempo. Quindi diciamo tutto ciò serve a mettere in sicurezza il protocollo Bitcoin. Ma veniamo un po a qual è il fulcro dell’argomento di oggi, perché non è tanto capire la Proof of Work, ma sappiamo che la Proof of Work è essenziale per le caratteristiche di Bitcoin come lo conosciamo oggi e perché nasce il concetto di Proof of Stake per cercare di risolvere il consumo di energia elettrica di Bitcoin, come se fosse questo uno spreco. Vediamo un attimo le origini della Proof of Stake e vediamo un po’ quali sono dei problemi che non ha la Proof of Work. Innanzitutto l’origine risale fino al 11 luglio 2011. Un utente su un forum Bitcoin – Quantum Mechanic si chiama – propone questo sistema alternativo chiamato Proof of Stake, prova della posta in gioco – invece della prova di lavoro dei miner, dei minatori di Bitcoin. E di fatto vede il consumo di elettricità come un male e quindi cerca di proporre un sistema alternativo che non consuma energia, ma che permetta appunto di avere una Blockchain con altrettante caratteristiche come Bitcoin. Innanzitutto facciamo un piccolo distinguo di termini perché la Proof of Work è fatto un po’ più all’analogia dell’estrazione dell’oro in miniera. Quindi si parla di minatori, di miners, attività di mining. Mentre per quanto riguarda Proof of Stake si parla di validatori, quindi non di miner, e si parla di minting, quindi di coniare nuove monete, un po come fa una zecca dello Stato che conia nuove monete. Proprio perché questo sottintende anche il concetto che non gli costa nulla farlo mentre i miner devono investire in hardware in elettricità, proprio come fare una miniera per estrarre dell’oro, un utilizzo di risorse impegnativo. Per i validatori questi qui semplicemente bloccano del capitale e con questo capitale possono coniare nuove monete. quindi come funziona la Proof of Stake? E’ prova di puntata “proof of stake”. Quindi un utente ha delle coin di quella Blockchain, le blocca, quindi le mette in una cassaforte virtuale e gli dà diritto di ottenere un voto, chiamiamolo così. Quindi è proporzionale. Se io blocco 100 monete avrò una certa possibilità di andare a chiudere un blocco. Se invece un altro attore, ad esempio Alice, blocca 1000 monete, allora dieci volte la possibilità di chiedere un blocco. Quindi facciamo per esempio che in totale esistono 1000 monete, io ne blocco 100, Alice ne blocca 900, io avrò un 10% di statistica di andare a chiudere il blocco e Alice avrà un 90% quindi su 10 blocchi statisticamente io ne chiuderò uno e Alice ne chiuderà dieci. Quindi c’è proporzionalità tra la quantità di monete e la quantità di voto di estrazione del blocco. Stessa cosa, in realtà, vale anche per la Proof of Work, in quel caso, però, se io ho potenza di calcolo totale 1000 e c’ho una potenza di calcolo di 100 e Alice ne ha di 900, io ho 10% di chiudere un blocco e Alice al 90% di chiudere un blocco, perché la percentuale di potenza di calcolo è la stessa cosa. Mentre lì abbiamo potenza di calcolo nella Proof of Work, nella Proof of Stake abbiamo una promozione in base alle monete emesse in blocco in questo meccanismo. Una volta che ho bloccato le monete, cosa avviene in realtà? Ho un indirizzo, un identificativo in questo sistema di Proof of Stake, quindi vengono presi i dati del blocco, viene calcolato tramite una funzione, un algoritmo, un Hash, questo fa sì che l’ Hash più piccolo chiude il blocco. Diciamo che in base a una serie di fattori e caratteristiche viene selezionato un utente. Il problema è che la selezione non è casuale, non può essere casuale, ma è deterministica, perché ogni nodo deve poterla dissimulare e ricostruire. Se un nodo si connette da zero, scarica blocchi deve poter ricostruire la storia, quindi deve poter ricostruire tutta la serie degli eventi, compresa la chiusura dei blocchi, per poterla validare e verificare. Quindi l’estrazione non è casuale. Non è un lancio di dadi in aria, ma tramite una funzione e questa può variare in base a diversi protocolli di Proof of Stake, diciamo è deterministica, quindi prendere un set di dati e utilizza quel set di dati per fare l’individuazione di chi è che andrà a prendere la ricompensa e chi è che andrà a chiudere il blocco. Quindi in linea generale, cos’è la Proof of Stake? Mi prendo le mie monete, le blocco, le metto su un nodo, quindi queste risorse non vengono bruciate, rimangono lì e mi permettono di partecipare a una lotteria che però è deterministica, non è casuale. Veniamo alle prime problematiche, che spesso sono abbastanza rare, non vengono discusse. Io stesso, tempi orsono, ero un grande fautore della Proof of Stake. Però poi approfondendo e crescendo con gli anni ho capito tutti i vari svantaggi. Me li sono andati a cercare e non sono di facile reperibilità alcuni concetti. Allora il primo problema è il nothing at stake Cioè che cosa succede in caso in cui c’è un fork e quindi uno split, una divisione della catena? Nel caso della Proof of Work io ho una macchina che consuma elettricità e quindi posso decidere se lavorare su una catena, ad esempio Bitcoin oppure un’altra catena, Bitcoin Hash. Ma non posso lavorare su entrambe perché il mio cervello e il mio computer può risolvere un Hash alla volta, quindi o lavoro su Bitocin o lavoro su Bitcoin Hash. Questo fa sì che in realtà io ho una posta in gioco che è dell’elettricità e dell’hardware che non posso sdoppiare. Quindi questo fa sì che i miner dovranno fare una scelta: o spostarsi su una o spostarsi su un’altra. Ovviamente quella linea riceverà maggiore hash rate, maggiore capitalizzazione di mercato per un discorso di incentivi economici. Sarà il fork tra virgolette “vincente” e l’altro sarà un fork che andrà probabilmente a morire nel tempo. Questo per quanto riguarda la Proof of Work, invece, per quanto riguarda la Proof of Stake, se avviene una divisione della catena, succede che io avevo 100 monete sulla catena originaria che ha. Però dopo ho due catene B e B2. E quindi qual è il discorso? Io queste cento monete le ho su entrambe le catene, quindi io posso fare staking su entrambe le catene. Perché lo faccio? Perché mi conviene. Così guadagno il reward da una parte e il reward di un’altra. Quindi è un sistema che in un certo senso ha un incentivo economico alla moltitudine di fork o che non risolve i fork in maniera esaustiva. Questo è stato un po mitigato, ad esempio, nell’implementazione  di Ethereum con un meccanismo di slashing cioè di punizione. Se viene visto che si firma crittograficamente un blocco di un’altra catena, un eventuale ascoltatore può prenderlo e pagarlo all’altra catena e quindi diciamo punirli, sottrarli i coin a stake quindi dentro la cassaforte. Questo può avere come effetto indesiderato, ovviamente, una superficie d’attacco per il furto di quei soldi che stanno bloccati nella Proof of Stake. Però, diciamo, è stato mitigato dall’implementazione di Ethereum. Questo però è un problema che tuttora sussiste, quindi non c’è una vera posta in gioco perché il valore intrinseco alla catena stesso e non esterno, come ad esempio nella Proof of Work, dove non posso replicare un bene fisico ed energia elettrica. Inoltre una delle più grandi problematiche è la distribuzione iniziale, perché la Proof of Work ha una duplice funzionalità, regola il consenso di Bitcoin, ma serve, diciamo, anche per distribuire in maniera più equa possibile e nel tempo le monete. Che cosa invece che con la Proof of Stake si è costretti a fare un ICO molto spesso, cioè, vengono create dal nulla, dal giorno zero delle monete, vengono attribuite agli sviluppatori, ai proprietari del progetto e vengono venduti al mercato. Questo qui crea un accentramento di capitale che poi non solo consiste in un accentramento dei capitali, ma poi questo siccome ne determina la governance, perché della chiusura dei blocchi fa sì anche che lo rende censurabile, non lo rende permissionless, fin quando tutto va bene, funziona. Ma quando i governi e stati del mondo fanno embarghi e leggi di confische e di compliance anti money laundering e ogni transazione deve essere identificata, questo sistema è soggetto, diciamo, a ritorsioni da parte degli Stati nazione. Quindi il problema principale della Proof of Stake è l’accentramento di capitale initial coin offering e quindi non vi è una distribuzione come avviene con l’estrazione della Proof of Work, che può durare anche anni, come ad esempio il Bitcoin. Inoltre abbiamo detto prima che l’estrazione del blocco non è casuale c’è quel parametro che determina chi è che di quei 327 validatori adesso andrà a chiudere il blocco, chi è che lo determina? Nella Proof of Stake questo numeretto è un valore intrinseco preso della chain. Se questo valore intrinseco è appunto un dato preso nel blocco, si può verificare una prova di lavoro nascosta. Cioè io vado ad inserire delle informazioni nel blocco tale per cui le prossime chiusure di blocco andranno a mio vantaggio. Quindi si potrebbe venire a creare una Proof of Work nascosta che comunque mi avvantaggia nella chiusura dei blocchi alterando la statistica. Quindi questo qui è un problema reale delle Proof of Stake che si può venire a verificare una Proof of Work nascosta. Cosa che ad esempio, ovviamente la Proof of Work è nascosta, non ha senso nella Proof of Work perchè in quel caso è manifesta, diciamo. Un altro aspetto molto importante è un discorso da un punto di vista economico, chiamiamolo un po impropriamente valore intrinseco. Più che il valore intrinseco, forse sarebbe giusto chiamarlo costo di produzione. Ok, se il costo di produzione di un bitcoin si aggira a 20.000€, io come miner ovviamente sarò ben felice di venderlo sopra i 20.000 perché ho fatto il mio margine operativo, ho fatto il mio guadagno. Ma qualora il prezzo di Bitcoin dovesse andare sotto, io farò fatica a venderlo perché ci sto rimettendo. Quindi diciamo che il costo di estrazione di Bitcoin segue il prezzo di Bitcoin e un po viceversa, quindi questo fa sì che si abbia una sorta di valore intrinseco Bitcoin. Quindi, anche in fase di mercato molto ribassiste, molto negative, non tende a perdere tutto il suo valore. Perché comunque un Bitcoin costa l’estrazione 20.000€. Quindi, di fatto nessun miner lo venderà a 1€ per sbarazzarsene perché comunque lo ha pagato 20.000€, quindi più o meno lo rivenderà a quel prezzo. E questo è un concetto abbastanza semplice. Se io ho un lingotto d’oro, mi costa 2.000€ estrarlo, più o meno il prezzo da 2.000€ più i vari margini operativi della mia società. Nella Proof of Stake le nuove monete vengono create senza un consumo di risorse, senza un costo di produzione, se non quello di avere un semplice nodo connesso ad internet che non consuma particolare energia elettrica e basta quindi fondamentalmente il costo di estrazione dei nuovi Ethereum, o delle nuove monete Proof of Stake, ha un valore intrinseco molto basso. Questo, fin quando il mercato è euforico va bene, sale tutto; quando il mercato comincia a tornare, incomincia ad avere un po di paura i miner, gli stakers i validatori che avranno coniato nuove monete a zero, a 1$, saranno ben felici di venderlo anche a 3 o a 4 dollari, anche se il prezzo di mercato magari è di 1.500$. Quindi questo qui media il prezzo verso il basso, cioè media il prezzo verso il costo di estrazione. Io ne ho seguite un po di monete Proof of Stake, anche di master, un qualcosa di simile alla Proof of Stake. E nei bear market tendenzialmente hanno sempre perso di più delle Proof of Work e quindi questo qui è un problema. Staremo a vedere come si comporterà Ethereum, se questa volta sarà diverso. Allora un altro punto di vista di questa migrazione del merge da parte di Ethereum e la Proof of Stake è che di fatto questi 32 Ethereum che servono a fare da validatore sono un investimento di denaro. In un’impresa comune che si chiama Ethereum, con una ragionevole aspettativa di profitto, cioè nel momento stesso delle specifiche dice letteralmente “verifica e attesta la validità dei blocchi per cercare ritorni finanziari”, qui c’è il link di github nelle slide condivise potete andarlo a vedere voi stessi. Quindi anche nella documentazione tecnica stessa si fa un rimando a ritorni finanziari, derivata dagli sforzi degli altri. Quindi è uno schema che può essere considerato per lo Stato, ad esempio promosso e mantenuto da Ethereum Foundation con soldi degli utenti al dettaglio. Quindi diciamo vorrebbe implicare una security, quindi questo comporta delle conseguenze che quindi potrebbe essere non approvato su un exchange che non hanno licenze per listare security. Potrebbe essere confiscato e potrebbe subire degli attacchi da parte della Federal Reserve e da vari enti americani e non. Quindi questo qui potrebbe far sì che Ethereum venga definitivamente visto come una security, è un rischio. Inoltre semplice informazione basica, anche Ethereum Foundation ha voluto fare chiarimento perché c’è tanta confusione in merito, il cambiamento di consenso, quindi la Proof of Stake, quindi il modo in cui noi andiamo a chiudere i blocchi, non cambia né la dimensione del blocco né la velocità con cui io chiudo i blocchi. Rimane tutto identico. Quindi, in realtà il passaggio da Proof of Work a Proof of Stake non implica in nessun modo maggiore scalabilità. Tant’è che la Ethereum Foundation stessa dice “non ci sarà una riduzione del gas”, cioè il costo delle transazioni che oggi vi è su Ethereum sarà uguale a prima alla Proof of Work. Quindi in realtà non andrà assolutamente ad impattare nella scalabilità, quindi per il numero di transazioni che può elaborare Ethereum al secondo. Quindi è una cosa totalmente scollegata, c’è tanta disinformazione in merito si legge che la Proof of Work è molto più scalabile perché consuma meno energia, quindi non è assolutamente vero. Inoltre ultima nota, e anche forse la più dolente, è che già non è partito la Proof of Stake mainnet Partirà a breve, ma già abbia un forte grado di accentramento. Ovvero, come è successo anche con Eos, che era una Proof of Stake delegata, qualcosa di diverso, però quello che si è andata a creare è che chi non ha 32 Ethereum e quindi chi non ha il capitale necessario per fare staking, ha delegato entità centralizzate per partecipare in piccola parte allo staking di Ethereum. Quindi già abbiamo attori come Kraken,coinbase Binance, Lido Finance, eccetera eccetera. Gia abbiamo attori centralizzati che di fatto sono un po di attori ben identificabili che possono essere attaccati. Quindi, nel caso in cui venisse catalogata come security, questi attori potrebbero stare sotto l’egemonia dello Stato, quindi confiscare queste coin o meno. Comuqnue di fatto rappresentano singoli punti di attacco, una ulteriore superficie d’attacco. E questa cosa potrebbe andare a peggiorare con il tempo. A differenza del pull di Bitcoin, anche la Proof of Work ha un sistema di aggregazione che si chiama pull, che fanno sì che una ricompensa viene la prima, perché se io come miner volgio iniziare a fare mining appunto, magari ho una chiusura di un un blocco con l’hardware che ho comprato uno ogni sei mesi. Però devo pagare l’energia elettrica, il personale, il capannone, ogni mese, però, la mia prima entrata è fra sei mesi, quindi per risolvere questa problematica di liquidità io mi aggrego una pull e così avrò una porzione di quello che mi spetta in base alla mia potenza di calcolo messa a disposizione. Però ogni mese. Quindi, invece di guadagnare tutto insieme un blocco dopo sei mesi, guadagnerò 1/6 il primo mese ed un altro al secondo e così via, così mi permette di pagare le spese operative. Ecco questa aggregazione dei miner nelle pool in base anche al protocollo utilizzato, il blocco comunque viene assemblato e chiuso dal miner stesso. Di fatto c’è una decentralizzazione, si vanno a congregare, ma ci vuole un attimo per un miner a cambiare Un API, un end point e connettersi alla pull di F2pool piuttosto che a binance, quindi diciamo di cambiare la pool di mining. Cosa che invece è un po più complicata per quanto riguarda questi exchange centralizzati, con KYC dove i fondi verrebbero essere sequestrati o può essere richiesta una ulteriore  kyc Il nodo stesso di Binance andrà a stabilire, a chiudere il blocco. Quindi se passa una normativa che dice tutte le transazioni che KYC, si devono avere questi criteri, Binance magari sarà costretto a convalidare solamente quel tipo di transazioni. Quindi perde quelle caratteristiche di resistenza alla censura e di permissionless, senza dover chiedere permessi per usare la tecnologia che sono tipiche di Bitcoin e anche di Ethereum fino ad oggi. Quindi questi  sono i vari aspetti che vi ho voluto portare un po come voce contro corrente. E se avete delle domande sono ben accette. Scrivetele anche dopo in chat in maniera asincrona, quindi oggi questo è tutto. Vi condivido il link della chat Telegram. Eccolo qui.(https://t.me/bitcoindetox) Siete benvenuti, fateci sapere il prossimo argomento, il  prossimo ospite che volete che invitiamo. Siamo disponibili. Ciao a tutti.