Bitcoin Detox 17: Rapporto tra Bitcoin e Mass Media – Federico Rivi

Insieme a Federico Rivi, ex giornalista fiat ora Bitcoiner, analizzeremo il delicato rapporto tra Bitcoin e mezzi di comunicazione di massa.

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GIULIO

Buonasera a tutti. Benvenuti in questa diciassettesima puntata di Bitcoin detox. Oggi abbiamo delle piccole novità per quanto riguarda il podcast. Prima di iniziare con l’ospite, quindi intanto gli diamo il benvenuto, ciao Federico.

FEDERICO

Ciao a tutti.

GIULIO

Prima di iniziare con l’ospite, abbiamo delle piccole novità riguardo il Podcast, grazie anche su suggerimento di Federico, quindi gli diamo anche un po’ di merito. Bitcoin Detox è ora disponibile anche su Fontaine.fm, una piattaforma di podcast che consente di ascoltare podcast ricevendo donazioni in Bitcoin oppure facendole. In più siamo su Spotify e se andate sulla pagina del sito web di gambaru.tech nella sezione di Bitcoin Detox troverete anche i link feed RSS, quindi potete portarvelo in tutte le vostre piattaforme podcast preferite. Questa era un po’ la novità di Bitcoin Detox. 

Entriamo subito nel vivo del tema di oggi, senza rubare troppo tempo. Oggi parleremo con Federico sul rapporto tra Bitcoin e mass media, quindi vedremo un po’ questo argomento. Innanzitutto faccio una breve introduzione a Federico, poi Fede tu auto presentati. Innanzitutto Federico è l’autore della newsletter Bitcoin Train, autore del saggio “Bitcoin e Criptovalute. Mondi contrapposti.” consulente e docente, e infine nondimeno giornalista Bitcoin. Giusto?

FEDERICO

Docente è un parolone, qualche corso però sì, sì sì. Non sono docente universitario di scuola. 

GIULIO

Bene, bene. Innanzitutto Fede, raccontaci un po’ cosa facevi prima di conoscere Bitcoin, come lo hai conosciuto? E perché abbiamo deciso oggi insieme di parlare di questo argomento, perché ne mastichi, quindi dicci un po’ da dove vieni, insomma.

FEDERICO

Sì, vabbè, intanto grazie per l’invito, sono molto contento di essere qui. Io sono giornalista, sono formato come giornalista e ho fatto un po’ l’inizio di carriera che fanno tutti i giornalisti della mia generazione ad oggi. Cioè sia durante l’università che post università, lavori vari in redazioni varie, stage, non stage. Salvo poi fare l’esame di Stato di giornalista professionista, le due redazioni principali in cui ho lavorato sono l’agenzia di stampa di ADNKronos, che è sostanzialmente la principale agenzia di stampa italiana dopo l’Ansa e ho lavorato nella redazione televisiva di Tgcom24. Queste sono state le mie principali occupazioni. In epoca ancora più giovanile, prima di buttarmi dentro completamente al mondo Bitcoin ho fatto anche l’addetto stampa per due anni, quindi nella fase finale della mia carriera giornalistica mainstream, se così vogliamo chiamarla, ho lasciato la redazione vera e propria e sono andato a fare l’addetto stampa. Curavo le relazioni pubbliche di una holding finanziaria italiana e questo fino sostanzialmente a settembre, anzi novembre dell’anno scorso. Chiaramente Bitcoin non l’ho conosciuto a novembre dell’anno scorso. La decisione di dedicarsi a Bitcoin non è arrivata nel momento in cui ho conosciuto Bitcoin per la prima volta. 

Sono inciampato su Bitcoin nel 2017 per la prima volta come tanti in questo settore, faccio parte diciamo della nutrita generazione del 2017, la seconda bull run sostanzialmente, tramite un amico ingegnere meccatronico molto tech, molto bravo, che mi dice di studiare la blockchain, che è una tecnologia rivoluzionaria. Allora io inizialmente ci casco, guardo qualcosina, poi scopro un certo Giacomo Zucco facendo delle ricerche online trovo dei contenuti, inizio ad appassionarmi a quello di cui parla, quello che dice, leggo poco dopo l’uscita del libro nel 2018 The Bitcoin Standard di Saifedean Ammous e io colloco più o meno lì il mio momento Eureka. Il momento in cui la testa si divide in due no? In cui capisci forse di avere trovato qualcosa che veramente può cambiare il paradigma del mondo in cui tu vivi tutti i giorni, il paradigma della quotidianità, magari se non necessariamente della tua generazione, di quella successiva o di quelle successive. Già inizio a pormi delle domande, inizio ad appassionarmi sempre di più, diventa praticamente una malattia. Cerco di approfondire il più possibile, poi scopro dopo un po’ anche i ragazzi del Bitcoin Italia Podcast che hanno avuto comunque un ruolo, sono molto bravi, hanno un intrattenimento significativo, non per fare concorrenza, però, insomma, hanno una storia che va indietro di anni e hanno avuto un ruolo significativo. Poi approfondimenti vari e cose del genere. 

Insomma, a un certo punto realizzo che non non era più sostenibile, ero arrivato al punto, come tanti che prendono una decisione simile a quella che ho preso io, in cui il mio lavoro quotidiano non mi interessava più minimamente, anzi, la consideravo una perdita di tempo e cercavo di ritagliarmi un qualunque momento, anche durante il lavoro, per studiare Bitcoin, per approfondire e questa era la mia volontà principale, la mia passione principale. Quindi mollo il lavoro a novembre dell’anno scorso definitivamente, già a settembre avevo iniziato a scrivere Bitcoin Train e poi mi dedico principalmente a questo, divulgazione tramite questa Newsletter che si chiama Bitcoin Train, che ha poco più di un anno di vita ad oggi. Faccio parte di una community che è la community italiana di BTC Pay Server, dove tra di noi, insomma, cerchiamo di organizzarci con i nostri full node, con i nostri nodi Lightning, esatto, Emanuele anche lui. [Emanuele Magrini]

GIULIO

Si, me lo ricordo. 

FEDERICO

Esattamente, cerchiamo di aiutare gli store interessati e cercare di rompere le scatole, magari nei posti in cui andiamo a pagare le pizze, le cene, caffè e quant’altro, a chiedere se possiamo pagare in Bitcoin, ci guardano male, ci mandano a quel paese. 1 su 100 magari decide di provare a sperimentare e proviamo a offrire questo servizio tramite BTC Pay Server e poi, come anticipavi tu, qualche piccola consulenza, lezioni, corsi principalmente ai privati, ma di fatto l’attività principale, che occupa il 90% del tempo, è la divulgazione.

GIULIO

Chiaro, quindi hai fatto proprio una trasformazione. Ti volevo chiedere perché la cosa secondo me è interessante, ai tempi in cui hai sentito parlare di Bitcoin per la prima volta, qual’è stata la prima percezione di pancia? Questa è la prima domanda e la seconda domanda è, dopo che tu hai approfondito e quindi sei diventato un bitcoiner tu frequentavi ambienti di giornalisti, quindi nelle testate giornalistiche come era visto dai tuoi colleghi? 

FEDERICO

Parto dalla prima domanda, la risposta che ti do è quella super sincera e che credo che sia abbastanza comune, diciamo nella nostra parte di mondo la prima reazione è stata: ci posso fare i soldi? La prima reazione è stata quella di appunto, io parto da dall’inizio 2017, nel momento in cui il prezzo sale alle stelle arriva un massimo di poco meno di $20.000, iin quel momento in cui sei inesperto, mai stato investitore, mai stato trader, pensi da inesperto e stupido che tutto possa andare bene, tutto possa salire in continuazione. Quindi dici, ma carina sta tecnologia, effettivamente transazioni che non implicano intermediari, cavolo è una novità, perché effettivamente gli intermediari ci sono ovunque, nel sistema finanziario tradizionale, può essere un’innovazione carina, una tecnologia che ti permette se ci investi qualcosa di fare soldi, magari nel medio termine. E quindi ho fatto il mio conto sull’exchange, ho fatto tutti gli errori iniziali li ho fatti tutti quanti. Per questo adesso sono così appassionato nel dire di non fare, di non usare gli Exchange, di non fare queste cose. Quindi prima risposta. La reazione di pancia è stata questa, è un’opportunità per guadagnare qualcosina, poi chiaramente man mano che approfondisci alla fine, quello diventa quasi laterale, perché lo prendi come una missione vera e propria, quella di portare avanti l’utilizzo e la diffusione di questa tecnologia. La prendi come una missione più umanitaria che finanziaria, che poi alla fine sono cose strettamente collegate. 

E i colleghi? Dipende in realtà, perché io devo dire, devo essere sincero, ho avuto la fortuna di lavorare soprattutto nelle due redazioni che ho menzionato, quella di ADN e quella di TGCom24, due redazioni molto giovani in cui era molto incentivato l’ingresso di nuovi ragazzi. Quindi non che io ne parlassi quotidianamente, era più una cosa mia. Io non è che parlassi quotidianamente di Bitcoin. All’epoca non ero così malato diciamo mentalmente dal proporre nuove rubriche o nuovi programmi su Bitcoin, quindi non c’è stato, diciamo un mio lobbing forsennato per far entrare Bitcoin nel palinsesto.

GIULIO

Hai mantenuto una buona OpSec all’epoca.

FEDERICO

Esatto! Però chiaramente l’argomento veniva fuori e assolutamente non ho trovato una chiusura. Ecco, non ho trovato affatto una chiusura nel nella mia esperienza personale e/o nelle redazioni, nello specifico nelle redazioni in cui ho lavorato io ho trovato magari più che scetticismo, disinteresse completo tra i colleghi di tante, tante, tante altre redazioni mainstream, ma adesso magari ne parleremo. 

GIULIO

Chiaro. Allora una delle prime domande che mi ero segnato: secondo te, da quando è nato Bitcoin, quindi proprio dagli albori, quindi dai primi 2010 fino ad oggi, com’è cambiata la percezione di Bitcoin nelle testate giornalistiche? Cioè, è sempre visto nella stessa maniera o ha avuto un’evoluzione, un cambiamento, un approccio letterario diverso? 

FEDERICO

Ma allora, per dire come è cambiato, la risposta presupporrebbe il fatto che effettivamente sia cambiata la percezione, cosa che io non credo sia poi così effettivamente successa. Nel senso, leggermente qualcosina è cambiato, ma molto lentamente, molto poco, a mio avviso. Mi spiego, tendenzialmente com’è che si fa, o meglio, quand’è che si parla di Bitcoin sulla stampa tradizionale, sulla stampa mainstream? Con la stampa tradizionale si parla delle testate più note a livello nazionale in Italia, Corriere, Repubblica, Fatto Quotidiano, La Stampa, ma anche la televisione tradizionale, Rai, Mediaset, Sky e principali testate internazionali. Quand’è che si parla di Bitcoin in questi giornali? Beh, la parola Bitcoin compare sui fogli o sugli schermi di queste testate per due ragioni, quando ci sono notizie relative al prezzo, quindi quando il prezzo sale tanto o scende tanto o quando ci sono notizie relative all’energia, cioè per spiegare che Bitcoin inquina e bolle gli oceani. Questi sono i due topic principali, che vengono affrontati dalla stampa. Io qualcosina si, ma rarissimamente ho letto articoli anche magari abbastanza superficiali, non necessariamente degli approfondimenti super competenti relativi a come Bitcoin può aiutare a eliminare la necessità di un conto in banca, dove il conto in banca non si può avere nel terzo mondo, insomma che esula un pochettino dal contesto occidentale. Oppure non ho mai sentito parlare di Bitcoin come effettivamente la possibilità di uno strumento di pagamento efficace grazie a Lightning negli ultimi anni Lightning poi, figuriamoci ancora più giovane, quindi ci metterà un bel po’ ad entrare  nelle pagine dei giornali. Questi sono i due topic principali.

GIULIO

Secondo te, perché questo? Cioè nel senso, avviene per un discorso di ignoranza oppure di marketing? Quindi che le notizie sensazionalistiche vendono di più?

FEDERICO

Per il legame all’attualità e all’interesse, nel senso che se c’è qualcosa che va su di prezzo o giù di prezzo interessa perché riguarda gli investimenti, riguarda i lettori, comunque possono essere interessati sul fare investimenti, fare soldi, non fare soldi. E’ il motivo per cui esistono i giornali economici, testate economiche e gli indici di borsa, eccetera eccetera. Un motivo per cui si parla tutti i giorni di quanto ha fatto la borsa, come ha chiuso, come ha aperto, eccetera. Motivi energetici perché è strettamente legato alla narrative di attualità, cioè l’inquinamento, il riscaldamento globale, cambiamento climatico eccetera eccetera. 

Qualunque cosa riguardi anche lontanamente l’utilizzo di energia, indipendentemente che sia un utilizzo buono, utilizzo cattivo, perché pare che non possa esistere un utilizzo buono di energia a sto mondo per come sono i titoli di giornali. Chiaramente questa cosa fa notizia, soprattutto se si tratta di qualcosa che ha già fatto notizia in passato come Bitcoin. Bitcoin era già famoso prima che venisse creata tutta la fad sull’energia, era già famoso per il boom and bust cycle di prezzo e quindi in aggiunta a questo, vi ricordate questo Bitcoin che andava su un sacco a livello di prezzo poi crollava? adesso è anche uno strumento che ci fa inquinare che ci porta dei danni ambientali, quindi chiaramente questo fa notizia, c’è poco da fare. La domanda è, la narrativa legata al prezzo e all’energia è cambiata? E se sì, come è cambiata? 

Lato prezzo, un pochino, nel senso che quando c’è stato il crollo del 2017 ed io proprio recentemente mi ero andato a riprendere un po’ di articoli legati al 2017 per una ricerca personale per la Bull Run e il successivo crash nel 2017, gli articoli, tanti erano, questa è la fine delle criptovalute, Bitcoin ha promesso grandi guadagni e poi ha fatto perdere un sacco di soldi agli investitori. Insomma, non c’era un barlume di speranza per il futuro o comunque c’erano pochissimi esempi di articoli abbastanza commisurati, erano tutti molto negativi sul fatto che di fatto la bolla Bitcoin era finalmente scoppiata, così come era successo poi anche  nel 2013, nella prima grande Bull Run, molto significativa. Adesso recentemente diciamo, con il crollo dell’ultimo anno, ci sono ancora articoli dal tenore abbastanza simile, ma in più articoli ho notato che probabilmente gli autori iniziano a farsi qualche piccola domanda, nel senso che Bitcoin è salito e poi è crollato nel 2013, poi è salito e poi è crollato nel 2017, poi è salito e crollato adesso, ma a questo punto magari forse c’è la possibilità che possa risalire di nuovo perché di fatto è l’unico cripto asset, se così vogliamo definirlo, anche se è un termine che io non amo, è l’unica costante nel mondo delle criptovalute che c’è ed è stabile, è la prima posizione anche nel Market Cap, che è una metrica fallace, però di fatto è sempre prima, è sempre stabile e quindi forse vale la pena farsi qualche domanda  nel ruolo di Bitcoin come leader sia economico ma anche insomma di tenuta tecnologica, della tecnologia in sé. Quindi una piccola variazione io l’ho vista. Siamo lungi dall’essere davanti a una stampa, diciamo affidabile in questo senso, ma c’è stata una piccola variazione. 

Lato energetico, peggio mi sento, lato energetico, non è stata una cosa ..oggi se ne parla tanto, perché oggi poi è ancora più d’attualità rispetto a quattro o cinque anni fa,  ma le cose non cambiano. Perché la narrativa energetica esisteva già prima, anche se un pochino meno mainstream relativamente a Bitcoin. Io adesso mi sono preso a caso uno screenshot del Guardian del 2018 che diceva che fare mining di Bitcoin è molto più dispendioso in termini di elettricità rispetto al fare il mining dei metalli preziosi di tutti i metalli preziosi messi insieme. Sostanziale. Roba agghiacciante. il Guardian nel 2022 scrive – quest’anno non più tardi di quest’anno – si chiede in un bel titolo “Come risolvere il problema delle emissioni di CO2 di Bitcoin” Poi un bell’articolo spiega quanto Bitcoin inquina paragonandolo agli Stati, addirittura si torna sui consumi emessi per transazione, che è una metrica che non ha nessun senso per chi conoscesse Bitcoin, perché è paragonare, diciamo dividere le missioni stimata di CO2 per il numero di transazioni non dà l’idea di quale possa essere il consumo energetico di Bitcoin, perché sappiamo benissimo, chi conosce questo ambiente sa benissimo che il consumo energetico è dato da quanti miner ci sono, da quanti asic stanno lavorando e le transazioni possono essere anche pochissime, i blocchi possono essere semi vuoti, oppure i blocchi possono essere pieni quindi non ha alcun senso questo tipo di metriche. Eppure è stata una metrica che ha fatto tanti titoli, diciamo, ha prodotto tanti titoli, soprattutto nel passato. Anche l’ANSA nel 2017 faceva questo tipo di paragone, ma in realtà una marea di testate, sia italiane che internazionali, ancora oggi nel 2022 si parla di quanta CO2 emette Bitcoin per ogni transazione che fa, quanto in realtà basterebbe veramente tirare su il telefono, chiamare un esperto, chiamare una persona che un minimo ne sa per debunkare palesemente questa cosa, quindi progressi significativi dal punto di vista della stampa mainstream, sinceramente non li ho visti.

GIULIO

Forse su questa narrativa green, forse è anche un po’ peggiorata la situazione, infatti ti volevo chiedere, ma secondo te dietro questa narrativa portata avanti dai mass media c’è anche un disegno, quindi anche una volontà un po’ malevola da alcuni direttori, che magari censurano le notizie positive o determinati messaggi, e vogliono magari attaccare a tutti i costi perché hanno conflitti di interesse economici? O è semplicemente per vendere di più? Cioè secondo te c’è anche del marcio, insomma, secondo te, nei media mainstream c’è un po’ di censura sotto questo punto di vista?

FEDERICO

Allora secondo me la verità sta come sempre nel mezzo. Nel senso che, allora su Twitter una grossa branca di massimalisti è sempre focalizzata contro il fatto che le grandi testate, molte sono menzionate sul sito web del World Economic Forum, ci sono grandi lobby di potere dietro le newsroom, parzialmente vero, ma di fatto non è che queste abbiano il controllo sugli articoli quotidiani che escono nelle grandi testate. 

Concorso di colpa tra genuina ignoranza, a mio avviso, perché quando fai il giornalista di una testata generalista, questo vale sia per l’Italia che per l’estero, sei un giornalista generalista e quindi per definizione non sei esperto di niente e devi scrivere sostanzialmente di qualunque cosa. Poi certo nelle redazioni ci sono i giornalisti che si occupano di economia, i giornalisti che si occupano di politica e i giornalisti che si occupano di esteri, ma comunque si tratta di doversi occupare di un ventaglio di argomenti molto, molto, molto ampio, non verticale su Bitcoin. 

Per dire, Wired è una testata tecnologica, ma Wired ha scritto delle stupidaggini su Bitcoin che fanno accapponare la pelle quando si vanno a leggere. Detto ciò, il concorso di colpa sta appunto in un’ignoranza genuina, nel senso che Bitcoin = mondo cripto, recentemente abbiamo letto un sacco di articoli negli ultimi giorni proprio, anche in Italia, che definivano il crollo di FTX come la Lehman Brothers delle criptovalute, buttando dentro chiaramente anche Bitcoin. Avevo letto qualche post anche su linkedin a riguardo, ma poi li ho lette anche sulla stampa tradizionale, su niente po’ po’ di meno che sul New York Times, e dice che il crollo di FTX rende palese la necessità di una banca centrale.. non si capisce perché?! 

Quando la Banca centrale dovrebbe essere l’entità che ha il potere sul controllo del denaro, Bitcoin nasce per distribuire questo controllo il crollo di FTX ha veramente poco a che fare con questa cosa e non si capisce il perchè, neanche leggendo l’articolo peraltro. Però vabbè, questa è un’altra storia. Quindi c’è un’ignoranza di fondo, per cui se fai il giornalista generalista ti devi occupare di tante cose, probabilmente non hai neanche tempo di approfondire in modo specifico Bitcoin, c’è una colpa di fondo. Perché se poi devi scrivere di Bitcoin, se sei un giornalista, il tuo mestiere è alzare il telefono o fare una call con un esperto, farti dare qualche citazione perché se tu non sai parlare di Bitcoin, qualcun altro di esperto deve darti dei pareri autorevoli e in questo senso mi sento di fare due nomi in Italia che secondo me invece sono degli esempi positivi, che non sono Bitcoin espertissimi del settore che sono cypherpunk, ma sono giornalisti intellettualmente onesti che chiamano talvolta persone competenti per parlare della materia, Vito Lops per Il Sole 24 ore, Marcello Bussi per Milano Finanza. 

Persone assolutamente rispettabili e intellettualmente oneste in questo settore, in uno scenario che invece veramente è il deserto più assoluto. L’altra parte della medaglia della valutazione del concorso di colpa è quella legata ai rapporti di potere, effettivamente, nel senso che i direttori delle testate sono delle piovre, cioè hanno connessioni ovunque, proprio per avere ospiti, per avere connessioni, per avere notizie in anteprima, devono sempre e comunque mantenere rapporti di grande fiducia con grandi manager, con rappresentanti delle istituzioni, istituzioni finanziarie e di conseguenza scrivere di Bitcoin in modo positivo sulle proprie testate, quando tu hai, diciamo un portafoglio di contatti che sono essenziali per mantenere l’autorevolezza del tuo giornale, perché ospita magari delle opinioni apparentemente autorevoli potrebbe essere molto deleterio, perché se tu scrivi di Bitcoin positivamente, il contatto con l’addetto stampa della Banca Centrale Europea che ti passava Lagarde come se fosse tua sorella, probabilmente la volta dopo ci pensa una settimana prima di passartela e la notizia te la sei già bruciata. E questa non è una dinamica come dire, illegale, è completamente assodata purtroppo nel mondo del Do ut Des della comunicazione. 

Io ho fatto sia il giornalista che addetto stampa, quindi l’ho vissuta questa cosa. Io, addetto stampa, ti do una notizia, ti do un’anteprima, se tu me la tratti bene, se tu mi scrivi delle cose che mi fanno piacere, mi dai una mano. Io giornalista, prendo questa anteprima e scendo un pochettino a compromessi. Quindi oggettivamente avere rapporti con personaggi di potere che non hanno alcun incentivo a promuovere Bitcoin, perché sappiamo che Bitcoin, se effettivamente si riuscirà a diffondere nel lungo periodo, toglie tanto potere alle banche centrali e toglie tanto potere soprattutto agli Stati nazione. Di conseguenza meglio o non parlarne o quando se ne parla, parlarne peggio, parlarne male.

GIULIO

Chiaro, quindi c’è anche un pizzico di dolo, diciamo dai, non è proprio, solo ignoranza. OK e invece vedi che c’è differenza tra i mass media nazionali e internazionali in questo? 

FEDERICO

C’è qualche piccola differenza con quelli americani, più che anglosassoni, perché in realtà tra le testate per esempio italiane e quelle inglesi il livello di bassezza su Bitcoin è veramente super paragonabile, cioè siamo lì sostanzialmente, non c’è purtroppo un upgrade quando si va oltre Manica. In America qualcosina si muove, per esempio c’è questo giornalista di CNBC Mackenzie Sigalos che fa sempre dei reportage molto interessanti su Bitcoin anche sul mining, pubblicati su CNBC tranquillamente, talmente diciamo benvoluta dal mondo Bitcoin per l’onestà intellettuale che ci mette nel suo lavoro, che è anche spesso invitata alle conferenze Bitcoin a moderare, a parlare. Poi in generale direi che sia CNBC anche Fox Business, cioè il branch economico di Fox News, hanno dei contatti, dei rapporti con Bitcoiner molto riconosciuti. Michael Saylor va spesso su CNBC, Jack Mallers fa spesso su CNBC. Natalie Brunell spesso su Fox, ecco, ci sono dei Bitcoiner che in America..  diciamo molto conosciuti nella comunità Bitcoin, Michael Saylor è un praticamente una superstar, magari conosciuti nel mondo business ma non conosciuti dal mondo mainstream. Perché sfido ad andare in giro per Milano a chiedere chi è Michael Saylor. Probabilmente pochissimi lo sanno, per Milano nella migliore delle ipotesi, se andiamo in campagna a chiedere chi è Michael Taylor nessuno sa. Quindi c’è più voce per personaggi autorevoli del mondo Bitcoin negli Stati Uniti. Italia e generalmente Europa.. poi adesso non parlo tedesco e capisco pochissimo il francese, quindi non so dare grandi opinioni relativamente a Francia e Germania, che sono poi i due mercati più grandi dopo l’Italia e l’Inghilterra in Europa, però principalmente Italia e Inghilterra sono comunque molto, molto, molto bassi di livello.

GIULIO

Poi forse anche la diffusione in America è stata maggiore anche per i maggiori investimenti, cioè addirittura ci sono delle arene cripto.com, ovviamente shitcoin casinò, però che comunque in un modo o nell’altro, anche indirettamente portano le persone ad approcciare questo mondo. Non dimentichiamo la FTX Arena di Miami che è stata smantellata da poco, però sicuramente quella avrà portato nuova gente nell’ecosistema che magari avrà fatto i suoi sbagli e che poi imparerà. Però questa magari aumenta un po’ la percentuale di adopters, se vogliamo chiamarla così, o di possibili adopters.

FEDERICO 

Bear market sono i migliori produttori di massimalisti Bitcoin, su questo non c’è dubbio. Negli Stati Uniti si sa, cioè alla fine sono sono sempre avanti di 5 o 10 anni rispetto all’Europa, no? Le innovazioni che vengono adottate negli Stati Uniti arrivano poi in Europa con un delay temporale appunto di almeno 5 anni. Quindi penso che sia abbastanza normale. Io credo che la stampa in generale non sarà sempre così schierata contro Bitcoin. Credo che con il passare del tempo rimarrà una grossa fetta della stampa mainstream, proprio in virtù di questi rapporti a cui facevo riferimento schierata contro Bitcoin. Non tanto per ignoranza, con il passare del tempo, quanto per prese di posizione. Ma viviamo tuttavia in un paese, nonostante siamo – secondo l’ultimo rapporto, 54esimo o 51esimo per libertà di stampa a livello mondiale, quindi una posizione che per la settima economia mondiale non è molto nobile come la nostra – e nonostante questa situazione, abbiamo secondo me una discreta pluralità a livello di informazione in Italia, quindi nel medio periodo mi aspetto che venga espressa più simpatia o più banalmente, più apertura mentale, non necessariamente simpatia, più apertura mentale e onestà intellettuale verso questa tecnologia da alcuni mass media, magari meno corporate e meno meno mainstream, ma con un riccio abbastanza significativo. In Italia mi aspetto un piccolo miglioramento, vediamo, pronto a essere smentito.

GIULIO

Bene, bene, vedremo cosa ci riserverà il futuro. Ti faccio un’ultima domanda, che secondo me è anche interessante, perché i mass media di fatto, beh, non sono solo testate giornalistiche. Per mass media si intende anche film, serie televisive, televisione, cartoni. Alla fine è una tecnologia che sta entrando anche sempre di più e addirittura anche i documentari in merito aumentano, quindi le informazioni sono sempre più fruibili. Quindi i mass media in generale, se pilotati o comunque se manovrati, possono accelerare o demolire questo processo? Per il processo della mass adoption intendo tre differenti step. Bitcoin proprio come senso di store of value, quindi di immagazzinare ricchezza, di mezzo di scambio, quindi effettivamente poter trovare la possibilità di pagare in Bitcoin quasi ovunque e come unità di conto, quindi un po la parte finale, quindi quando ormai ragioni proprio in Bitcoin e c’è proprio il Bitcoin Standard.

Quindi questo processo della moneta, come anche dalle serie TV, dalla cultura generale che percepisce Bitcoin , che magari inizialmente era la moneta dei criminali, oggi è un qualcosa che magari ti può far diventare ricco, no? Secondo te è inevitabile, comunque accadrà o possono influenzare comunque un’accelerazione o una decelerazione in questo in questo fenomeno?

FEDERICO

Parto dalla parte finale della domanda, cioè quella sulla diffusione di Bitcoin inteso come moneta. Questo processo non è univoco, è un processo comunque che ha degli step, perché l’adozione di uno strumento, una tecnologia in questo caso, come moneta, affronta degli step. Non si diventa prima unità di conto e poi store of value. Si diventa prima store of value e poi unità di conto. Questo è in virtù del fatto che quando c’è una nuova tecnologia o un nuovo strumento, in questo caso una nuova tecnologia, c’è una fase di scoperta di questa tecnologia. Le prime persone ci si interessano, inizia piano piano a diffondersi, i primi fondi istituzionali ci si interessano, inizia a diffondersi in modo un po’ più ampio, c’è quella fase che viene definita in economia di Price Discovery. C’è la speculazione, perché si pensa che sia una tecnologia promettente e quindi molte persone iniziano a investirci, quando questa fase di Price Discovery inizia ad essere riconosciuta, allora una tecnologia può diventare, diventa store of value. 

Bitcoin perché è considerato store of value oggi? E’ considerato Store of Value da tanti perché semplicemente è considerata una tecnologia affidabile che si diffonderà sempre di più e di conseguenza il token Bitcoin che viaggia sul protocollo Bitcoin è considerato un pezzettino, giustamente,  perchè è a tutti gli effetti un pezzettino di quella tecnologia che un domani dovrà diventare mainstream, come se negli anni ‘90 ci fosse stata la possibilità di comprare un pezzettino di Internet. Ecco, diciamo così. Questa è la fase di store of value, una volta che questa fase è terminata, allora si può pensare anche a Bitcoin come a Medium of Exchange e soprattutto a unità di conto, mezzo di scambio. 

Sappiamo tutti perché per la struttura di Bitcoin, per come è strutturata l’economia e le emissioni monetarie di Bitcoin, la sua volatilità andrà sempre diminuendo e nei prossimi decenni, probabilmente non prima di vent’anni, avrà una volatilità sicuramente molto più accettabile di oggi. Già oggi ha una volatilità in alcune aree del mondo inferiore a quelle delle valute nazionali, delle valute Fiat. Non è questo il caso nel mondo occidentale, euro e dollaro sono ancora molto meno volatili, un domani questo rapporto molto probabilmente si invertirà e Bitcoin diventerà effettivamente più affidabile. Anche come unità di conto oggi è praticamente impossibile, o meglio, è estremamente sconveniente utilizzare Bitcoin come unità di conto, perché se paghi un determinato bene in Bitcoin e poi il Bitcoin crolla di prezzo ci hai guadagnato in quel momento lì, però di fatto, se tu quando c’è l’avvenimento contrario, ci perdi un sacco di soldi. Non può funzionare come unità di conto oggi nel mondo occidentale. 

Un domani potrebbe potrebbe farlo con la diminuzione sostanzialmente quasi schedulata della volatilità. E in questo caso anche di medium of exchange, con la scalabilità di Bitcoin che aumenta progressivamente con lighting network, con RGB, con nuovi protocolli e Bitcoin già oggi in realtà può essere utilizzato come medium of exchange a livello tecnico, sarà un medium of exchange più efficace quando potrà essere utilizzato anche con unità di conto. 

Adesso rispondo alla parte iniziale della domanda, questo processo di adozione progressivo può essere aiutato anche da serie TV, film e cose del genere? Sì, assolutamente sì, nel senso, che se ne parli bene o che se ne parli male si diceva no, l’importante è che se ne parli. Più compare questa tecnologia anche nell’industria dell’intrattenimento, dell’infotainment, più sono le persone che possono fruire questi prodotti e magari semplicemente incuriosirsi, non necessariamente appassionarsi subito. Incuriosirsi, parte il punto di domanda in testa e magari una percentuale di queste persone inizia a fare delle ricerche. Ora il punto, qual è? Il punto è che se oggi 2022 cerchi Bitcoin su Google ti vengono fuori le schifezze più innominabili. C’è un problema di rumore, il mondo cripto è colpevole di affossare sostanzialmente la credibilità di Bitcoin, perché oggi la FTX è un esempio palese, cioè i mainstream media utilizzano il crollo di FTX e ci buttano dentro la parola di Bitcoin perché Bitcoin è sostanzialmente molto più conosciuta a livello di marketing, uno dei brand più conosciuti al mond. Bitcoin, nonostante non abbia un ufficio marketing, fa click, fa SEO e fa tutto quanto. Ma la reputazione viene buttata giù dal mondo cripto, perché se tu provi a digitare Bitcoin su Google viene fuori il mondo cripto. Ma Bitcoin nel mondo cripto…dicevi, ho scritto un breve saggio su questa cosa, sono non solo cose diverse, sono cose contrapposte. Il mondo cripto reintroduce la fiducia nel rapporto finanziario, è gestito sostanzialmente da aziende registrate quando sono oneste, aziende non registrate quando sono un po meno oneste, che emettono sostanzialmente delle securitynon approvate, non registrate, non regolamentate, importando le buzzword che ha reso famoso Bitcoin, cioè blockchain, decentralizzazione, rivoluzione cripto eccetera eccetera, perché Bitcoin tecnicamente è una criptovaluta, nel senso che fa uso della crittografia. 

Quindi le cripto hanno ereditato e sostanzialmente stuprato questi termini per poter avere vantaggi a livello di marketing e fregare il 99,9% se non al 100% dei propri utenti. Ci si fa male se non si approfondisce. Quindi Bitcoin è per tutti? Sì, ma in prospettiva. All’inizio probabilmente l’informazione Bitcoin, il vero sound, l’informazione Bitcoin reale sarà solamente, per tanto tempo – fino a quando non ci sarà una quantità importante di informazione del Bitcoin – solo per chi è disposto ad approfondire sinceramente e questa non è una bella cosa. Chiaramente tu con il tuo Podcast provi a fare un po’ del tuo, io provo a fare un po del mio, ognuno deve fare il suo. 

GIULIO

Un pezzo per uno dai! perfetto. Allora colgo la palla al balzo, visto che siamo in chiusura per presentare il sito web di Federico che ci avete una panoramica di tutte le attività che porta avanti, in primis vi suggerisco di iscrivervi alla newsletter Bitcoin Train perché i contenuti sono di vera qualità e tra l’altro ci sono anche dei contenuti video sul suo Canale Youtube, quindi cercate Federico Rivi anche su Youtube e troverete delle interviste molto interessanti che io stesso mi sono promesso di ascoltare. Quindi grazie Federico per quello che fai e insomma, sul sito che è federicorivi.com trovate tutte le informazioni e le attività che sta portando avanti Federico, come ormai non più ex giornalista e generalista, ma ormai è diventato un divulgatore specialistico, non so se è il termine giusto insomma, però sicuramente da un contributo.

FEDERICO

Qualcuno dice giornalista verticale, divulgatore Bitcoin. Insomma, se volete capire quello che faccio, oppure andate direttamente anche su  bitcointrain.substack.com e vedete gli articoli che scrivo, semplicemente.

GIULIO

Volevo solo aggiungere una piccola nota di zucchero all’amaro di questi giorni di FTX che hai citato in conclusione del podcast e che sicuramente ha mostrato come la regolamentazione non serve a nulla per tutelare le persone, quindi questa sicuramente è un qualcosa che emerge e la gente ha un po’ un maturato consapevolezza del Not Your Key, Not Your Coin.

FEDERICO

Mi ha fatto sorridere che ci siano persone che urlino alla regolamentazione di certi strumenti quando in realtà nel 2008 le banche erano regolatissime. Il sistema bancario regolatissimo e questo non ha impedito di creare buchi di fantastiliardi, derubando poi con i bailout milioni e milioni di cittadini. Sono miliardi di cittadini nel mondo per salvare i criminali che non sono mai stati in galera. La regolamentazione, purtroppo, fa parte di un’ideologia legata al controllo centrale dell’economia che è sempre stata un’utopia e lo sarà sempre. 

GIULIO

Ottimo, con questo concludiamo, grazie a tutti per averci ascoltato e buona serata a tutti. Ciao.

FEDERICO

Grazie mille. Ciao a tutti.