Insieme a Stefano Federico, commercialista e divulgatore in temi giuridico-fiscali, andremo ad approfondire alcune tematiche relative a fiscalità e crypto.
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Mattia
Salve a tutti e Benvenuti in questo nuovo episodio del Bitcoin Detox, un podcast dedicato a Bitcoin e alla Community che gira intorno ad esso. Oggi con noi abbiamo un’ospite che ancora non avevamo portato nella trasmissione per coprire un argomento delicato che noi personalmente non ci sentivamo di esporre, quindi abbiamo chiamato un professionista. Vi presento Stefano Federico.
Stefano
Ciao a tutti.
Mattia
Ciao Stefano, benvenuto. Stefano è un commercialista e revisore, lui ci darà una mano a capire Bitcoin da un punto di vista nuovo che magari alcuni hanno un po’ di dubbi. Ci sono parecchie cose, parecchie informazioni e notizie che girano intorno a Bitcoin e la fiscalità con gli Stati.
Stefano
Sì, c’è un po’ di confusione, ma non è colpa dei contribuenti. Vediamo quindi insieme di fare chiarezza, se ci riusciamo.
Mattia
Ma sì, dai, io inizio chiedendoti dove studiato, chi sei?
Stefano
Io sono di Roma, ho studiato a Roma la mia formazione all’università a Roma, poi ho fatto il praticantato per diventare dottore commercialista, revisore e mi sono sempre impegnato a studiare strumenti innovativi. Mi occupo anche di startup e quindi mi sono avvicinato al mondo cripto, ma sempre dal punto di vista giuridico e fiscale e quindi ho iniziato a studiare il fenomeno per cercare di capire come poteva essere inquadrato da un punto di vista del mio lavoro, per aiutare i contribuenti a rendersi più consapevoli di ciò, dello strumento che stavano utilizzando, se eventualmente devono inserirlo in dichiarazione dei redditi, di pagare delle tasse o meno. E quindi ho iniziato a studiare il fenomeno dall’inizio per capire in primis io cos’era Bitcoin, che cos’era la criptovaluta.
Mattia
Ma sapresti darci più o meno una data in cui hai iniziato ad avvicinarti?
Stefano
Guarda, io ho iniziato a sentir parlare di di Bitcoin, beh, forse era agli inizi, diciamo tra virgolette agli inizi, perché era per me agli inizi, era il 2012 2013, quindi dopo che era nato, quindi ho iniziato, sentirne parlare, a cercar di capire, non era semplice all’inizio non c’erano tutte queste informazioni e poi diciamo dal 2015 forse ho iniziato a studiare più seriamente il fenomeno.
Mattia
Ok, magari conoscendolo anche meglio è anche più facile poi approfondire determinati concetti.
Stefano
Assolutamente bisogna cercare di capire il funzionamento prima di addentrarsi in consulenze giuridico e fiscale, dopo ne parleremo meglio.
Mattia
Allora ti volevo fare qualche domanda un filino più in generale sempre su Bitcoin, visto che negli ultimi tempi come tutti ben sappiamo, la questione climatica è un topic che sempre più presente nelle discussioni all’interno delle Community qui. Ti chiedo e ti faccio la classica domanda, che facciamo? secondo te Bitcoin in questo momento consuma energie? e ti chiedo, può avere ancora un valore intrinseco all’interno di Bitcoin? Questo consumo di energia, cioè, ha senso oppure altri sistemi potrebbero tranquillamente sostituire il consumo, l’algoritmo che fa consumare così tanta corrente a Bitcoin?
Stefano
Eh sì, ti riferisci al prof of work?
Mattia
Esatto.
Stefano
Guarda la critica che si sente sempre dagli inizi, la critica viene fatta a Bitcoin è il consumo di energia elettrica. E’ vero, lo sappiamo tutti ma bisognerebbe paragonare il consumo dell’energia elettrica del Protocollo Bitcoin col consumo di energia elettrica della finanza tradizionale. Bisognerebbe paragonarlo non lo so, a un sistema bancario, a un sistema finanziario tradizionale, con quello del Bitcoin e quindi avere un margine di paragone perché criticare uno strumento soltanto perché consuma energia, anche internet consuma energia elettrica, non è che funziona senza energia elettrica. Quindi è una critica purtroppo un po’ semplicistica che viene fatta a Bitcoin, quindi secondo me ha senso, avrà un futuro e non bisogna spaventare o farsi spaventare con questa critica che è sempre l’unica, forse è sempre la stessa.
Mattia
Perfetto, perfetto concordo sul fatto che comunque Bitcoin andrebbe paragonato con un giusto rivale.
Stefano
Con un sistema tradizionale.
Mattia
Esatto. Bitcoin diciamo che nasce in un periodo non molto fertile dell’economia mondiale. Parliamo proprio dell’inizio di Bitcoin nel 2008 2009..
Stefano
Ci riferiamo alla pubblicazione del del paper?
Mattia
..sì, esatto esatto. Qui vorrei chiedere se sapresti darci un minimo di contesto economico che c’era in quei in quel periodo?
Stefano
Sì, purtroppo era un periodo di crisi finanziaria, ovvero era un periodo in cui era venuta a meno la fiducia in delle istituzioni che avrebbero dovuto controllare determinati enti ed evitare che facessero quello che hanno fatto. Mi riferisco in particolare all’emissione di junk bond da parte di banche, quello che è successo poi in America, cioè, iniziarono ad emettere questi titoli spazzatura, che erano poi valutati dalle società di rating con tripla A, e dall’altro lato erano super assicurati sia delle imprese di assicurazione che di banche di cui abbiamo visto il fallimento. Abbiamo visto super manager uscirne indenni, anzi alcuni sono poi diventati consulenti del governo Obama degli Stati Uniti e le uniche persone che ci hanno rimesso in tutta questa crisi finanziaria sono stati i risparmiatori, le piccole persone che avevano creduto in coloro che emettevano questi titoli che poi sono rivelati titoli spazzatura proprio perché il sistema bancario aveva capito che più mutui emetteva, più poteva emettere questi titoli spazzatura. Quindi venivano concessi mutui a tutti senza regole. I prezzi delle case erano oscillati, erano saliti tantissimo, proprio perché tutti potevano permettersi un mutuo e questi mutui erano stati inseriti in dei titoli spazzatura.
Quando la gente ha iniziato a non pagare i mutui, i titoli sono crollati, alcune banche sono fallite, le assicurazioni che dovevano coprire quei titoli anch’esse sono fallite. E’ crollato tutto il sistema, ci hanno rimesso soltanto i piccoli risparmiatori, quindi è un periodo in cui è venuta meno la fiducia in dei soggetti che dovevano tutelare, le società di rating, Il sistema bancario, il sistema assicurativo, quindi, è quello il contesto economico in cui nasce il Bitcoin. Perché all’inizio – questa è secondo me la motivazione principale per cui nasce il Bitcoin – è proprio quello di avere uno strumento alternativo, non controllato da un sistema bancario che avrebbe dovuto tutelare ed evitare la crisi finanziaria. Nasce sicuramente con delle basi che erano state gettate già negli anni 90, no? era nato nel 94, il DG Cash, che però prevedeva sempre un ente centrale, poi più in là nel 97 era stato teorizzato l’hash cash, che è stato poi utilizzato per il BitGold per il quale se non ricordo male non era stato previsto un numero massimo di emissioni e quindi così arriviamo al protocollo di Satoshi Nakamoto, quindi siamo nel 2008 che è il frutto già di un movimento dei cypherpunk che volevano tutelare gli utilizzatori della moneta elettronica perché super controllati e quindi per motivi di riservatezza e di privacy. Diciamo probabilmente adesso si è un po persa questa..
Mattia
Si! Oramai, magari fosse ancora viva questa filosofia!
Stefano
Adesso chi utilizza Bitcoin ha come obiettivo quello un po’ di speculare, non c’è più la filosofia che c’era all’inizio, ecco.
Stefano
Bhe queste idee sono mie..
Mattia
Ma in realtà ti dirò, concordo appieno cioè Bitcoin nasce con del merito che aveva un’idea dietro che era quella di rendere libere le persone, in un certo senso, in un determinato contesto, ovvero rendere libero chi è sottoposto a censura..
Stefano
Controllo.
Mattia
…controllo, esatto, quindi concordo sull’idea che Bitcoin voglia comunque cercare di eliminare l’intermediario per eliminare la censura o comunque creare un terzo che sia extra partes ma extra partes sul serio, senza emozioni e senza essere umani.
Stefano
Si, certo.
Mattia
E comunque ti ringrazio perché comunque è sempre bello sentire l’opinione di tutti sulla nascita di Bitcoin. Molti ospiti che sono venuti qui hanno esposto la loro opinione e mi fa piacere sentire che a grandi linee, ovviamente, perché ognuno poi, approfondendo ha la sua idea, ma a grandi linee siamo tutti sull’idea che Bitcoin ancora ha del potenziale come mezzo di libertà, insomma. Qui voglio cambiare leggermente topic, saltare e andare su delle domande che sono un po’ più del tuo settore insomma. Vorrei iniziare chiedendoti quali sono le sanzioni se un individuo decide di non dichiarare le criptovalute? Come ben sappiamo, in teoria le criptovalute vanno dichiarate giusto, oppure no?
Stefano
Oppure no. O meglio, allora, permettimi di fare una premessa, perché purtroppo il nostro sistema tributario non disciplina il fenomeno delle criptovalute. Ok? Per questo alla domanda dobbiamo dichiararlo oppure no? Io rispondo ragioniamoci un attimo perché non abbiamo una norma di leggi tributaria che ci disciplina il fenomeno e che quindi ci dà delle indicazioni. Quindi io di solito inizio a ragionare partendo da una legge bellissima che abbiamo in Italia, la nostra costituzione. Quindi se noi partiamo dalla nostra Costituzione, l’articolo due della Costituzione ci garantisce dei diritti inviolabili della nostra persona e quindi secondo me già l’utilizzo delle criptovalute è un diritto inviolabile. Quindi se ci chiediamo se stiamo facendo un’attività legale, io ti dico che è legale, (l’aveva sancito anche la Banca d’Italia nel 2015) e che l’articolo 23 ci dice che nessuna prestazione può essere imposta se non in base alle legge, quindi se noi non abbiamo una legge, nulla ci che ci impone un determinato comportamento anche fiscale. Nessuno ci può imporre nulla e tra l’altro la Costituzione, sempre all’articolo 47, ci incoraggiava ad incoraggiare tutte le forme di risparmio in tutte le sue forme. Quindi diciamo che anche questa potrebbe essere una forma di risparmio. Poi l’articolo con 53 che disciplina la capacità contributiva, ovvero che praticamente ognuno deve partecipare alle spese dello Stato in base alla propria ricchezza. Detto ciò, quindi, queste sono le basi delle nostre norme.
Dobbiamo capire che cos’è una criptovaluta, perché il nome ci può trarre in inganno e questo ce l’aveva detto anche la Banca Centrale Europea nel documento sulle criptovalute, ci aveva detto, noi le chiamiamo criptovalute per Convenzione, ma non sono assolutamente delle valute, non sono assimilabili a delle monete. Quindi diciamo che innanzitutto il Bitcoin, facendo un passo indietro, non nasce per speculare, come abbiamo già detto, ma questo lo vediamo anche nelle sue iniziali valutazioni, cioè la prima valutazione del Bitcoin ce la diede un ingegnere che andò a calcolare appunto quanta energia si spendeva per produrre un Bitcoin. Dopodiché sono iniziate le prime transazioni e purtroppo, con le prime transazioni, poi nel 2011 abbiamo avuto anche le prime truffe. La CIA inizia a indagare su degli schemi Ponzi, cioè in America era nato il Bitcoin Saving Trust, poi c’è stato lo scandalo di Silk Road, con l’arresto di Dread Pirate Roberts e così in avanti, ma le valutazioni del Bitcoin, per fortuna, non sono mai state legate a questi scandali. Ok, ciò che dobbiamo capire è che la Criptovaluta non è una moneta come noi la intendiamo, perché che cos’è una moneta? la nostra moneta che utilizziamo tutti i giorni, cioè la moneta Fiat, innanzitutto è un’unità di conto, cioè va a misurare i prezzi di determinati beni in quasi tutti i mercati. Ciò che non abbiamo con una criptovaluta, cioè ci sono dei piccoli mercati in cui la misura è in criptovaluta, ma sono poche. La moneta è sicuramente un mezzo di scambio di beni e servizi e forse l’unica cosa che hanno in comune col Bitcoin è un mezzo di scambio e la moneta è una riserva di valore e non possiamo purtroppo dire lo stesso del Bitcoin viste le oscillazioni notevoli che ci sono. Quindi già da queste tre definizioni.
Mattia
Stefano un secondo ti abbiamo perso.
Stefano
Oh.
Mattia
Torna indietro di 10 secondi Con la differenza, le criptovalute sono differenti dalla moneta come la conosciamo.
Stefano
Quindi le criptovalute sono differenti dalla moneta Fiat proprio perché non è un’unità di conto, il Bitcoin non è una riserva di valore e serve soltanto come mezzo di scambio. L’unica cosa che hanno in comune con la moneta è il mezzo di scambio e sappiamo che la moneta viene scambiata non per il suo valore intrinseco, ma viene scambiata proprio perché c’è un’autorità che ci obbliga ad accettare la moneta, cioè se io vado in un bar e mi danno il resto di 2€ io lo accetto, non per il soggetto che me li da o per il valore metallico dei 2€ li accetto, ma perché so che posso spenderli in un’altro negozio, la stessa cosa io non ce l’avrò mai col Bitcoin, perché naturalmente se vuoi utilizzarlo per comprare qualcosa devi comunque avere dall’altro lato qualcuno che lo accetti, a meno che non utilizzi un intermediario, un Exchange che faccia la conversione in tempo reale, quindi per la moneta noi abbiamo un’accettazione obbligatoria ma che invece per il Bitcoin non abbiamo questo, penso che siamo d’accordo così nel nostro sistema noi abbiamo avuto dei casi in cui veniva accettata una moneta non a corso legale. Cioè una volta c’erano i gettoni telefonici, il gettone telefonico non era una moneta Fiat, veniva utilizzata come moneta di scambio, valeva prima 100, poi 200 lire e negli anni 70 c’era stato anche il periodo dei francobolli che venivano dati come resto e anche durante la crisi dei metalli, i mini assegni. Quindi, detto ciò, il Bitcoin quindi è uno strumento di pagamento, ma non è una moneta. Però dobbiamo anche dire che l’accettazione allo scambio di queste criptovalute sono attività lecite, lo aveva sancito già la Banca d’Italia in un documento del 2015. Ed è proprio in questi anni che varie autorità iniziano a emettere dei documenti sui Bitcoin, come c’era stato l’EBA, la European Banking Authority, nel 2014 aveva iniziato uno studio, dando però Degli avvertimenti sui numerosi profili di rischio che c’erano su sulle criptovalute, perché danni, perdite o furti o per rischi che superavano i benefici.
Ma forse il documento più importante è il virtual currencies skills della Banca Centrale Europea nel 2015. In questo documento leggiamo esplicitamente che le valute virtuali non sono valuta estera, ok? loro dicono, noi li chiamiamo per convenzione valuta virtuale, ma non hanno nulla a che fare con la valuta. È lo stesso praticamente in quel documento della Banca Italia del 2015, la Banca Italia aveva dato una definizione precisa che poi è stata ripresa dopo, cioè le valute virtuali sono una rappresentazione digitale di valore che non sono emesse da un’autorità pubblica bancaria, sono utilizzate come mezzo di scambio, ma non sono moneta legale. Non devono essere confuse, soprattutto con la moneta elettronica, cioè quella che utilizziamo con con la carta di credito. Purtroppo c’è stata quella famigerata risoluzione dell’Agenzia delle entrate del 2016 la numero 72, e a cui molti fanno riferimento, la cui risoluzione inizia dicendo che la valuta virtuale è utilizzata come moneta alternativa a quella tradizionale. Cioè chi ha scritto questa risoluzione evidentemente non si era letto i documenti della Banca Centrale Europea, non aveva letto i documenti della Banca d’Italia e probabilmente non si era studiato il fenomeno, probabilmente non aveva approfondito. Come funziona? Quindi paragona la valuta virtuale alla moneta da un punto di vista giuridico, se tu un fenomeno lo inquadri in un certo modo, poi a cascata si applicano tutte le norme, tributarie, giuridiche, quindi dire che la criptovaluta è una moneta come questa risoluzione, attenzione… L’Agenzia delle entrate non è legislatore, è un ente pubblico e con le risoluzioni risponde agli interpelli, cioè l’interpello, quando un contribuente ha un dubbio che non è ancora chiarito, che fa? Fa un’istanza di una domanda all’Agenzia delle entrate e l’Agenzia delle entrate risponde con le risoluzioni. Questa era una risposta a un soggetto, a un exchange, a un cambiavalute, che appunto chiedeva istruzione su come comportarsi per le proprie operazioni e la risoluzione inizia così. Cioè il Bitcoin è una tipologia di moneta virtuale, o meglio criptovalute, utilizzata come moneta alternativa da qui praticamente loro vanno ad applicare l’articolo 67-1-TER del testo unico delle imposte sui redditi, cioè praticamente la legge principale delle imposte sui redditi. Dicendo che per le operazioni appronti, cioè lo scambio di valute doveva essere applicata questa norma, il quale praticamente prevedeva che se c’è un deposito superiore e di 51.000€ 51.645€ per più di 7 giorni lavorativi continui, che poi nel mondo cripto i 7 giorni lavorativi.
Mattia
Insomma, sono relativi visto che 7/7h 24
Stefano
Allora, nel caso in cui ci sia questo deposito.. quindi già il fatto che parlano di deposito secondo loro il Wallet è un conto corrente no? Quindi certo, qui c’è la mancata consapevolezza della chiave pubblica, chiave privata. Secondo me chi ha scritto non sapeva che cos’è un Wallet. allora dice, se superi questo importo per più di 7 giorni lavorativi, nel caso in cui prelevi o scambi hai una plusvalenza. C’è una presunzione assoluta che se tu scambi allora in quel caso hai una plusvalenza che deve essere passata.
Mattia
Cioè la plusvalenza è?
Stefano
Ciò che prelevi.
Mattia
Ah ciò che prelevo.
Stefano
Se prelevi e che scambi allora si presume che quella sia una plusvalenza. Allora qui in primis c’è un’assimilazione delle valute virtuali, alla valuta a corso legale. Il che probabilmente non ha senso per tutta quella premessa che ho fatto prima – che non è un’opinione mia, ma sono documenti della Banca Centrale Europea, della Banca d’Italia – quindi che cosa hanno fatto? Hanno cercato di inserire in un cassetto, probabilmente errato, le criptovalute, con una risoluzione, quindi non parliamo di una legge, parliamo di una risoluzione. Che cosa accade? Che ci sono alcune cose, anche in questa risoluzione, parla di cambi ufficiali, sappiamo che fa riferimento al cambio ufficiale, sappiamo che non c’è nessun cambio ufficiale.
Mattia
Non esiste una borsa ufficiale del Bitcoin in teoria.
Stefano
Non solo, ma poi se mi vai a paragonare la valuta virtuale con la moneta, allora sempre il TUIR ( Testo Unico sulle Imposte dei Redditi), mi dice che tu, Agenzia delle entrate, ogni mese mi devi dare la valutazione e pubblicarla come accade per il dollaro, come accade per le altre monete estere. Allora se tu mi dici che è una moneta estera, allora tu ogni mese come pubblichi la valutazione delle altre monete, devi pubblicare la valutazione di tutte le cripto e questo lo prevede l’articolo 110, sempre del TUIR. Se non mi sbaglio al comma 9. Quindi vedi che da un punto di vista giuridico siamo in una in un’assimilazione..
Mattia
Esatto, sembra di darsi la zappa sui piedi, quasi.
Stefano
…errata, sì, ma poi l’Agenzia delle Entrate è andata oltre, perché poi diciamo che c’è stato un’altro interpello dopo del 2018 della Direzione Regionale Lombardia secondo la quale chi ha la criptovaluta deve andare a compilare il quadro RW.
Mattia
Famosissimo!
Stefano
OK, quindi alcuni fanno confusione, sono due binari diversi e paralleli. Uno è quello dei redditi che abbiamo detto prima, cioè se abbiamo più di 51.000€ col cambio al 1° gennaio per più di 7 giorni lavorativi, nel caso in cui vado a movimentare, cioè prelevo devo dichiararli come plusvalenza e pagarci il 26% secondo questa risoluzione. Un’altra cosa è il quadro RW. Il quadro RW ospita investimenti all’estero o attività estere di natura finanziaria, ok? Secondo la Direzione Regionale Lombardia, chi ha criptovalute deve indicarle nel quadro RW con il codice 14 che è un codice residuale, cioè altre attività estere di natura finanziaria, nella colonna tre. Allora qui bisognerebbe spiegar loro che di estero non c’è nulla, cioè è un fenomeno quello del Bitcoin, talmente esteso che non è possibile confinarlo come tendono loro senza una disciplina organica, ma soltanto inserirla in dei cassetti che sono questi articoli del TUIR che erano stati legiferati per altri fenomeni. Quindi, secondo l’Agenzia delle entrate bisogna compilare anche il quadro RW delle attività finanziarie estera. Ma possiamo definire una criptovaluta estera? Quand’è che la criptovaluta è estera, oppure – se la chiave privata ce l’ho io – allora non è più estera.
Mattia
C’è il problema loro di comprensione,
Stefano
lo come commercialista penso di averlo capito Il fenomeno, sicuramente voi siete più smaliziati, l’avete capito meglio di me, però andare a confinarlo in delle norme che erano state studiate per altri fenomeni senza legiferare opportunamente su questo nuovo fenomeno, che non è nemmeno più tanto nuovo –
Mattia
Ormai sono più di 10 anni
Stefano
Prima potevamo parlare di uno strumento innovativo, distruttivo. Io direi che ormai non è più nuovo, è sicuramente uno strumento che garantisce molto più degli strumenti tradizionali, no? L’utilizzatore, proprio quello è il paradigma che è stato risolto.
Mattia
È stato messo al centro del discorso con Bitcoin, l’utilizzatore.
Stefano
In cui non c’è un soggetto unico che controlla, ma c’è una garanzia di funzionamento incredibile. Io quando ho iniziato a studiarlo, sono rimasto impressionato favorevolmente dalle garanzie che poteva dare una blockchain del Bitcoin. Quindi, ritornando alla tua domanda, se io non dichiaro che cosa succede? Possiamo avere un atteggiamento prudenziale. Il quadro RW che è quello del monitoraggio, possiamo anche compilarlo, non implica una tassazione, è solo un monitoraggio, cioè il legislatore, cioè l’agenzia delle entrate vuol sapere che cosa abbiamo, quanto abbiamo. Se non lo compiliamo, quali sono le sanzioni? Le sanzioni vanno dal tre al 15% degli importi omessi. Non è finita qui, perché le sanzioni sono queste, se le attività finanziarie si trovano in paese Whitelist, ma se si trovano in un paese Blacklist le sanzioni raddoppiano. Allora a quale sanzione dobbiamo far riferimento? Non lo so perché fino adesso abbiamo detto che non sappiamo nemmeno se il Bitcoin possiamo inquadrarlo in un’attività finanziaria estera, quindi non so dirti se dal tre al 15 o dal sei al 30, con questo ti dico che non sono mai state applicate queste sanzioni. Queste sono le sanzioni che sono legiferate per il quadro del monitoraggio estero. Dall’altro lato, invece, la tassazione nella plusvalenza che cosa comporta? Che cosa possono imputarmi se io non la dichiaro? Vi possono imputare le sanzioni per infedele dichiarazione oppure per omessa dichiarazione. Cioè se io faccio già la mia dichiarazione redditi perché sono un dipendente, mi dimentico non volutamente, mi dimentico di inserire queste plusvalenze, allora la sanzione è pari al 90% perché ho una dichiarazione infedele, cioè la dichiarazione l’ho fatta ma ho dimenticato un pezzo. Quindi calcolo questo 26% e quindi mi chiedono oltre a questo 26%, il 90% come sanzione. Nel caso invece, di dichiarazione omessa la sanzione sale al 120%. In realtà dal 120 al 240%
Mattia
Nel caso in cui non viene proprio dichiarato.
Stefano
No, perché se tu sei solo dipendente non devi detrarre nulla, puoi anche non farla la dichiarazione dei redditi. Se però avevi altri redditi allora ti riconteggiano il tutto allora parliamo di dichiarazione omessa. Io cosa consiglio? Io do un consiglio un po’ ibrido, io consiglio di uniformarsi a ciò che dice l’Agenzia delle entrate e poi fare istanza di rimborso, proprio perché manca una norma, è ciò che prevede la risoluzione dell’Agenzia delle entrate non è applicabile dalle criptovalute. Ovvero così evito le sanzioni, mi metto dalla parte, non del torto, ma dalla parte attiva, cioè io ho fatto la dichiarazione, però ti chiedo il rimborso.
Mattia
Certo, quindi di chi sta in buona fede, ma comunque..
Stefano
Comunque mi metto in buona fede, sì, quindi compilo sia il quadro RW sia al quadro RT eventuale per le plusvalenze. Dopodiché ti chiedo il rimborso, l’istanza di rimborso probabilmente l’agenzia delle entrate non risponde, nel momento in cui non risponde posso fare ricorso. Diciamo che per ora, se si inizia questa strada, fare ricorso, sicuramente il legislatore deve intervenire. Rimanere silenti, uniformarsi e basta significa insomma, come dico io, calarsi le braghe davanti a una risoluzione, una risposta a un interpello, perché non è nemmeno una circolare dell’Agenzia delle entrate. E’ una risposta a un contribuente che aveva fatto una domanda, e ripeto, questa risposta secondo me l’ha data qualcuno che non aveva studiato bene il fenomeno e quindi per rispondere nei tempi previsti…
Mattia
Ha dato questa risposta un po’ dubbia.
Stefano
Allora, in merito non ho ancora visto accertamenti, ho visto tanti contribuenti che mi chiedono cosa fare, io rispondo, adottiamo l’atteggiamento prudenziale, uniformiamo, vediamo qual è il male minore. Dopodiché, una volta andati avanti, iniziamo a fare le distanze di rimborso e ricorsi.
Mattia
Prima hai parlato di plusvalenze in uscita da Exchange, giusto? Quindi nel caso in cui io sia un trader e ho i miei fondi, i miei soldi depositati in un Exchange questo Exchange in teoria deve essere registrato.
Stefano
Si
Mattia
La non comunicazione dei dati degli exchange all’OAM cosa comporta? cos’è l’OAM?
Stefano
Parliamo sempre della normativa antiriciclaggio. La normativa antiriciclaggio diciamo che è stata la prima a dare una definizione di criptovaluta e quindi a non assimilarla alla moneta estera e quindi su questo tanto di cappello. Dopodiché era intervenuto anche il decreto legislativo 184 del 2001 che dà la stessa definizione, e la normativa antiriciclaggio aveva previsto l’istituzione di un registro all’interno del registro dei cambiavalute. Ok? In questo registro sono tenuti a iscriversi, ed erano tenuti entro 60 giorni dal 18 maggio scorso, tutti coloro che svolgevano appunto l’attività di cambia valute, ok? Quindi che cosa devono fare quei soggetti che iscritti in questo registro? Devono comunicare determinati dati relativi al cliente, all’operatività complessiva del soggetto dei servizi utilizzati all’interno delle Exchange, quindi sono delle comunicazioni che vengono fatte ai fini antiriciclaggio, però legati appunto al mondo cripto, quindi sono delle comunicazioni per dare informative, forse per l’antimafia l’antiriciclaggio, era questi motivi qui.
Mattia
Quindi discorso introduttivo che ci hai fatto nella prima domanda, io ti volevo fare una domandina un filo più a bruciapelo anche per concludere questa nostra chiacchierata e ti volevo chiedere: se io scambio 3.000 € in Bitcoin in contante che cosa rischio a livello giuridico?
Stefano
Allora chiariamo che intendi per scambi, cioè su di un Exchange, magari alla carta di credito, li prelevi?
Mattia
Esatto, immaginiamo il caso in cui io opero su Exchange e scambio i miei Bitcoin per euro,
Stefano
Allora, cosa accade? Innanzitutto parliamo di un’attività lecita. Quindi partiamo dal presupposto che erano soldi tuoi che tu avevi,
Mattia
Si, immaginiamo il la remunerazione per un lavoro.
Stefano
Allora se ho una remunerazione per un lavoro che ti hanno pagato in cripto l’attività lavorativa doveva essere dichiarata.
Mattia
Ok
Stefano
Una prestazione occasionale, quindi tu non paghi perché c’hai criptovalute, paghi perché c’è un reddito di lavoro autonomo, occasionale, dipendenti, ok? quindi quella tassazione tu dovevi inserirla in dichiarazioni redditi perché avevi avuto un reddito da lavoro. Dopodiché ti hanno pagato in cripto, quindi sono soldi tuoi, leciti che hai su un Exchange. Nel momento in cui li prelevi sono soldi tuoi, non succede nulla. Salvo che se tu non hai un deposito superiore ai 51.600 € di cui parlavamo prima, per più di sei giorni lavorativi, allora in quel caso è un cambio a pronti e quella risoluzione prevede che tu hai avuto una plusvalenza in quel caso. Quindi mi fa piacere questa domanda perché molti fanno confusione su questo, cioè se io anche vendo un oggetto e me lo pagano in cripto, ok? L’attività di vendita è lecita, l’oggetto è mio, devo capire che cosa ho venduto, se ho venduto il motorino o la macchina, sicuramente non devo dichiarare nulla. Se ho venduto, non lo so, degli NFT, ma anche ho venduto degli oggetti e non lo faccio in maniera occasionale, per la mia attività, allora li devo dichiarare i redditi della mia attività, indipendentemente dal fatto che mi hanno pagato in cripto, in euro o in altro modo.
Mattia
Per semplificarla, possiamo dire che, nel caso in cui debba succedere una tantum in teoria siamo al sicuro, ma nel caso sia una cosa continuativa in cui ogni mese più o meno…
Stefano
Allora se ti riferisci al prelievo sono soldi tuoi, puoi prelevare quanto vuoi quello che vuoi, salvo poi i limiti dei 51.000 € secondo quella risoluzione. La tassazione dell’attività lavorativa, se è un’attività occasionale va indicata nel quadro RL delle dichiarazione dei redditi, se invece è un’attività continuativa diventa un’attività imprenditoriale. Se io vendo questa penna che ho comprato a 10 €, trovo qualcuno che me la vende a 15, sicuramente non ho una tassazione su quello. Ok? Ma se io inizio a comprare penne perché capisco che ci guadagno, le vendo a 15, quell’attività diventa imprenditoriale e quindi devo dichiararle in determinati modi devo anche io costituirmi in un determinato modo come imprenditore.
Mattia
Certo, inquadrarmi nella giusta posizione. Io ti ringrazio molto Stefano, sei stato chiaro, spero anche che la nostra community gli si siano schiarite un minimo le idee nel caso in cui ti volessero contattare, dove lo possono fare?
Stefano
Possono o tramite il sito o studiofederico.net oppure via mail [email protected] su LinkedIn mi trovano Stefano Federico come commercialista a Roma sull’albo di Roma, come volete, insomma.
Mattia
Perfetto, io ti ringrazio e invito i nostri ascoltatori a seguirci sui nostri social che potete trovare sul sito Internet Gambaru.Tech, tutti i link e anche una descrizione più approfondita di che cos’è il Bitcoin Detox. Noi ci vediamo la settimana prossima. Sempre stesso orario 18:00 e buona serata a tutti.
Stefano
Buona serata.
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